Covid: il rientro in campo

In questi anni molti atleti hanno contratto il CoVid. Come garantire un ritorno sicuro alla pratica sportiva?
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Dall’inizio della pandemia, nel 2020, molti atleti hanno dovuto affrontare il SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome – Coronavirus – 2), o Covid, un virus in grado di causare complicanze che vanno dal comune raffreddore a quelle più gravi come la SARS (sindrome respiratoria acuta grave) o la MERS (sindrome respiratoria medio-orientale).

La malattia provocata dal nuovo corona virus ha un nome: “COVID 19” (CO, sta per corona, VI, sta per virus, D, sta per disease e 19 sta per l’anno in cui si è manifestata). 

Questo evento ha provocato lo stop di quasi tutte le attività produttive nel 2020, nonché la quarantena forzata di gran parte  della popolazione, costretta in casa per mesi. Per fortuna, con l’introduzione dei vaccini, si è ripartiti a fare sport in ”sicurezza”.

Che cos’è il Covid?

 

La sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) è il nome dato al nuovo coronavirus del 2019. COVID-19 è il nome dato alla malattia associata al virus. SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente identificato nell’uomo.

I sintomi di COVID-19 variano sulla base della gravità della malattia, dall’assenza di sintomi (essere asintomatici) a presentare febbre, tosse, mal di gola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare. I casi più gravi possono presentare polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto e altre complicazioni, tutte potenzialmente mortali.

Gli atleti colpiti da questa problematica hanno riscontrato delle difficoltà a riprendere il livello di attività sportiva, prima della malattia (aggiornamento del 2022).

Covid e stop: cosa fare?

 

Con il Covid e nello sport, abbiamo dovuto fare i conti con un periodo di inattività prolungato, combattuto relativamente, nei casi più fortunati, con l’acquisto o il noleggio di attrezzature fitness casalinghe.

Il tecnico e il preparatore fisico devono quindi conoscere gli effetti di questo prolungato de-allenamento per capire come poter intervenire in maniera corretta al momento della ripresa dell’attività sportiva.

Abbiamo visto che molti hanno coinvolti i propri atleti in allenamenti online, curando alcuni aspetti come la mobilità o i lavori coordinativi, o allenando la forza a carico naturale.

Cos’è un adattamento

 

L’obiettivo dell’allenamento, nella preparazione sportiva, è quello di provocare nell’organismo modificazioni tali da renderlo capace di produrre uno sforzo adeguato alla specialità sportiva praticata.

Lo sviluppo di tali “adattamenti” è provocato da stimoli biologici, e il risultato varierà in relazione alla specificità, alla intensità e alla durata di questi.

Lo stimolo biologico, che altro non è che uno stress imposto all’organismo, lo allontana dall’omeostasi. Il nostro sistema è in continua ricerca dell’omeostasi: se somministriamo il giusto carico nel giusto tempo (dopo un adeguato recupero), il sistema riesce ad adattarsi e di conseguenza “migliorare”, o supercompensare. Ma cosa può succedere ora con il Covid?

Cos’è la supercompensazione

 

Per supercompensazione si intendono quei processi biologici e fisiologici di adattamento dell’organismo conseguenti ad un lavoro e al relativo recupero.

Attraverso tale processo il sistema riesce a raggiungere un livello di riserve energetiche sempre maggiore e si predispone quindi a gestire carichi maggiori.

Dobbiamo distinguere due effetti del carico:

  • Aggiustamento: risposta acuta, rapida e temporanea, non stabile nel tempo. Un esempio è la dinamica della frequenza cardiaca durante un esercizio.
  • Adattamento: risposta cronica. Avviene più lentamente ma è più resistente nel tempo. Questo fenomeno avviene attraverso modificazioni strutturali, cardiache, morfologiche. Respiratorie, metaboliche.

Covid e de-allenamento

 

In questo periodo prolungato di inattività, come è stato il periodo Covid, lo stimolo imposto dalle modalità di adattamento provvisorie svolte in casa (circuit training, cyclette, o per i più fortunati treadmill) è stato inadatto a conseguire adattamenti validi, e soprattutto specifici.

Questo, molto probabilmente, ha provocato un decremento della performance e la perdita degli adattamenti precedentemente ottenuti.

Un aiuto per comprendere gli effetti del de-allenamento prolungato viene fornito dallo studio di Mujika e Padilla (“Detraining: Loss of Training-Induced Physiological and Performance Adaptations. Part II”), in cui gli autori hanno analizzato gli effetti metabolici, cardiorespiratori e muscolari di un periodo di inattività maggiore di 4 settimane.

I parametri della performance

 

 

Dalla tabella notiamo come la performance aerobica diminuisca a causa di un decremento del Vo2max, una minor gittata cardiaca, un incremento della frequenza cardiaca sub-massimale durante l’esercizio, decremento degli enzimi ossidativi, oltre ad un peggioramento del recupero tra gli sforzi.

Inoltre si riscontra una perdita di massa magra, un decremento della sezione trasversa del muscolo e quindi una minore ipertrofia e prestazione di forza/potenza.

Una situazione che non può certamente essere ignorata, e che necessita di riflessioni approfondite al momento della ripresa dell’attività agonistica.

Covid: come ritornare all’attività

 

Dopo aver analizzato gli effetti del de-allenmaento, la domanda che ci poniamo è: “come riprendere l’attività sportiva in sicurezza?”

Per rispondere a questa domanda possiamo rifarci allo studio “Return to football training and competition after lockdown caused by the COVID-19 pandemic: medical recommendations”, da cui si possono ricavare linee guide sull’allenamento individuale post covid.

L’allenamento aerobico

 

Dagli studi abbiamo osservato come si riscontri negli atleti il decremento del Vo2max, del volume sanguigno, del contenuto di emoglobina, degli enzimi ossidativi muscolari e una riduzione della differenza artero-venosa di ossigeno.

L’allenamento dovrà essere programmato in 3 fasi:

fase 1) intermittente 45-90 secondi di corsa intorno all’80-85% VAM, recupero attivo al 50% VAM. Volume totale 18-20 minuti.

Fase 2) varie modalità di intermittente (30”-30”/ 20”-20”/ 10”-10”) con intensità che vanno dal 100% della VAM al 115% della VAM. Inizialmente recupero passivo, poi attivo al 50-60% della VAM. Volume per serie 6-10 minuti. Almeno 3 serie per sessione

Fase 3) intermittente con gesti tecnici e uso dell’attrezzo

L’allenamento della forza

 

La componente di massa magra ha subito importanti modificazioni; gli obiettivi che ci poniamo sono, inizialmente un recupero dell’ipertrofia in modo da ricostituire un setting ormonale, enzimatico efficiente e contribuire alla stabilità delle articolazioni.

Successivamente dobbiamo lavorare su stimoli veloci e potenti, andando a colpire prevalentemente le fibre veloci.

L’allenamento quindi potrebbe essere diviso in due fasi:

Ipetrofia: Carico esterno attorno al 70-75% 1RM. 8-10 ripetizioni

Stimolazione fibre veloci: Carico esterno tra il 50-85% 1RM. Ripetizioni fino alla perdita di qualità e velocità

L’alleanamento della Velocità

 

Ci sono evidenze scientifiche che mostrano come un periodo di inattività superiore alle 4 settimane comporti un aumento del tempi di sprint sui 20-30 metri e i risultati conseguiti nell’agility test.

L’allenamento volto a migliorare queste capacità potrebbe essere suddiviso in 3 fasi:

  • Massima produzione di forza/ potenza: Si utilizzeranno esercizi generali (squat, affondi, hip thrust…) o speciali (sprint con traino, sprint in salita…)
  • Allenamento pliometrico
  • Repeated sprint ability

Stop e ritorno all’attività sportiva: la storia

 

Purtroppo, è la prima volta che ci ritroviamo ad affrontare una situazione simile.

Durante il periodo delle guerre mondiali il mondo sportivo si è fermato, ma purtroppo non vi sono elementi in letteratura scientifica in grado di fornisci un aiuto sulle modalità di ripartenza.

Una situazione simile è capitata però nel 2011 in NFL, dove si è assistito ad una sospensione della stagione, dall’11 Marzo fino al 25 Luglio, a causa delle divergenze contrattuali tra proprietari delle franchigie, federazione e lavoratori/atleti.

Tutto ciò ha determinato un’impossibilità di accedere ai servizi sanitari, a professionisti dell’allenamento, a strutture organizzate da parte degli atleti.

NFL Lockout: il caso studio

 

Questa situazione ha permesso di studiare l’incidenza di infortuni dopo un così lungo periodo di inattività (“Did the NFL Lockout Expose the Achilles Heel of Competitive Sports?”).

In questo studio si sono ricercati i casi di rottura del legamento del tendine di Achille, che secondo alcuni questionari somministrati agli atleti, è tra i peggiori infortuni, poiché un terzo degli infortunati dichiara di non tornare a giocare in modo competitivo.

La restante parte dello studio dichiara di sentirsi al 50% e questo è confermato anche da statistiche di match analisi, che evidenziano un calo della performance nell’atleta reduce da infortunio, anche a distanza di molto tempo.

Gli infortuni nel Lockout

 

Mediamente le rotture del tendine nelle stagioni precedenti al lockout (dal 1997 al 2002) erano 5 per anno (35% durante la pre-season, 65% durante la regular-season).

Durante il 2011 si sono registrati 10 infortuni al tendine durante i primi 12 giorni di training camp e 2 infortuni nei 17 giorni successivi (prima parte della preseason).

Altro dato interessante che si legge nello studio è la differenza di esperienza e di età tra gli infortuni pre lockout e nel 2011.

Precedentemente al lockout si era registrato un’età media di infortunio di 29 anni con un esperienza media in NFL di almeno 6 anni, mentre nel 2011 l’età media di infortunio è stata di 23,9 anni con una media di esperienza di 1,4 anni in NFL.

Analisi dei dati a confronto

 

Questi dati ci fanno capire quanto sia fondamentale un rapporto professionale, solido e frequente tra atleta e staff tecnico/ medico oltre al lavoro preparatorio pluriennale precedente all’esordio in prima squadra da parte dei giovani atleti.

Inoltre, durante il lockout fu deciso di tagliare in parte il periodo pre-season, e ciò questo comporta un minor tempo destinato alla preparazione degli atleti e ad un incremento veloce obbligatorio di volume ed intensità già nella pre-season.

Infine, un’uteriore incognita è sicuramente il ritorno in campo di atleti infortunati nel pre lockout, i quali difficilmente avranno potuto ricevere le cure e le terapie adatte al loro totale recupero.

Covid: il ritorno allo sport

 

Adesso, a Marzo 2022, sono diversi gli studi che hanno analizzato questo particolare periodo.

In uno studio su atleti di arti marziali si è visto che ci sono stati differenze pre-post lockdown nel salto verticale, nell’indice di forza reattiva e nella massa grassa (Tan et al., 2022).

Nel calcio, invece, dopo il Covid nella Liga Spagnola, anche le prestazioni sono cambiate.  I risultati hanno mostrato una maggiore performance nel periodo pre-lockdown nelle corse a media velocità (14,1–21 km/h), corse ad alta velocità (21,1–24 km/h) e velocità in sprint (>24 km/h).

Ma abbiamo notato che le accelerazioni e le decelerazioni, azioni più neuromuscolari, sono state maggiori nel periodo post-lockdown.

Le gare post COVID-19, in tutti gli sport,  hanno visto un accumulo di partite e per questo motivo bisogna stare sempre attenti a gestire bene i carichi di allenamento e a favorire il recupero.

 

Bibliografia

  • Iñigo Mujika and Sabino Padilla, (2000). Detraining: Loss of Training-Induced Physiological and Performance Adaptations. Part II Long Term Insufficient Training Stimulus. Sports Med. 145-154
  • Bisciotti, G.N. et al, (2020).  Return to football training and competition after lockdown caused by the COVID-19 pandemic: medical recommendations. Biology of sport, Vol 37 n 3.
  • Myer, G.  and Faigenbaum, A.D. and Cherny C.E. and Heidt, R.S. and Hewett, T.E., (2011). Did the NFL Lockout Expose the Achilles Heel of Competitive Sports? journal of orthopaedic & sports physical therapy. Vol 41 n 10.
  • Tan, E., Montalvo, S., Gonzalez, M. P., Dietze-Hermosa, M., & Dorgo, S. (2022). Changes in vertical jump performance and body composition before and after COVID-19 lockdown.
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