Negli ultimi anni, l’interesse che i ricercatori, i preparatori fisici e gli allenatori hanno mostrato verso la valutazione dell’intensità dei carichi di allenamento è sempre più aumentato.
In maniera particolare, essi hanno maggiormente focalizzati i loro studi nello sviluppo di nuove metodologie, analisi ed indici che possano migliorare il monitoraggio. Per riuscire, in tal modo, ad avere un buon livello di performance, riducendo al minimo l’incidenza di infortunio.
In questo articolo sull’Incidenza degli infortuni, Carlo Catanzano, preparatore fisico ci guiderà all’interno della sua tesi dove ha trattato l’argomento del Carico di allenamento e della riduzione del rischio di infortuni.
L’infortunio nel calcio
Gli infortuni sono uno dei principali problemi che i giocatori di calcio, o comunque la maggior parte degli atleti, devono affrontare durante la loro carriera sportiva (Ekstrand J et al. 2011).
Ad esempio, in uno studio del 2014, riguardante il calcio, è stato stimato che durante una stagione completa, una squadra di calcio U-19 potrebbe subire un infortunio con incidenza di 4,40 infortuni/1000 h, causando una diminuzione delle prestazioni sportive e una perdita finanziaria elevata per il Club stesso (Tourny C et al. 2014).
In questo senso, il costo medio di un giocatore di una prima squadra in un team di professionisti che subisce infortunio, e sta fermo per 1 mese, è calcolato per circa €500.000 (Ekstrand J. Et al. 2013).
L’incidenza degli infortuni
Nel 2016 è stata pubblicata una systematic review, la quale ha cercato di analizzare l’incidenza di infortuni sia in calciatori maschi professionisti che giovani calciatori d’élite (Daniel Pfirrmann et al. 2016).
Si è potuto vedere come l’incidenza degli infortuni varia in un range che va tra 2 e 19,4 infortuni ogni 1000 ore di esposizione.
Per quanto riguarda le partite, l’incidenza degli infortuni oscilla tra 9,5 e 48,7 ogni 1000 ore di partita, mentre per quanto riguarda l’allenamento, tale valore va da un minimo di 3,7 ad un massimo di 11,4 infortuni ogni 1000 ore di allenamento (Daniel Pfirrmann et al. 2016).
Tipologia di infortuni più frequenti
Questa systematic review ha analizzato anche le diverse tipologie di infortunio che hanno colpito i giovani calciatori d’élite, includendo sia infortuni da contatto che non da contatto, e si è potuto constatare come risultati affermano che gli infortuni maggiori sono rappresentati da strappi muscolari, distorsioni e contusioni (Daniel Pfirrmann et al. 2016).
Le Gall et al., nel 2006, hanno constatato che la maggior parte degli infortuni in giovani calciatori d’élite colpisce la coscia, ed inoltre che il picco di infortuni, nel corso delle stagioni da lui analizzate, si è avuto durante la fase precampionato; altri autori, invece affermano che la maggior parte degli infortuni colpisce la gamba, ed in maniera particolare le zone di ginocchio e caviglia. Inoltre, si è potuto vedere come le fratture rappresentano solo una piccola parte degli infortuni totali (Le Gall F. et al. 2006).
Infine, le conclusioni di questa systematic review dimostrano come, sia per quanto riguarda i calciatori professionisti che per i giovani calciatori d’élite, la percentuale di infortuni risulta essere maggiore nelle partite rispetto agli allenamenti.
Pertanto, risulta essere necessario cercare di ridurre al minimo l’incidenza di infortunio durante le partite tramite interventi preventivi mirati ed individualizzati e protocolli di riduzione rischio infortunio durante gli allenamenti.
Che indicazioni ricavare per considerare gli infortuni
Questa questa systematic review pone il focus sulla riduzione degli infortuni specialmente in età giovanile, in maniera particolare su quelli non da contatto, i quali possono essere maggiormente “controllabili” da preparatore e staff, a differenza dagli infortuni da contatto o traumatici nei quali i fattori di rischio risultano essere molteplici e spesso non controllabili (Daniel Pfirrmann et al. 2016).
La UEFA definisce l’infortunio come “un evento lesivo verificatosi durante una sessione di allenamento programmata o una partita che ha causato l’assenza alla successiva sessione di allenamento o partita” (Hägglund M et al.2005).
Poiché l’infortunio non da contatto è la lesione più comune nel calcio d’élite e il carico influenzerà principalmente questo tipo di lesione, sono state sviluppate da alcuni ricercatori delle metodiche per poter calcolare quello che può essere il rischio di infortunarsi (Stares J et al. 2018).
Nel prossimo articolo analizzeremo il metodo dell’ Acute Chronic Workload Ratio, dal punto di vista teorico e dal punto di vista pratico.