Nel contesto altamente competitivo dello sport professionistico, la capacità di esprimere una rapida accelerazione è spesso un fattore discriminante per il successo in campo. Tradizionalmente, la discussione tra i professionisti del settore—preparatori atletici e allenatori—si è focalizzata sull’efficacia relativa delle diverse strategie di sprint in termini puramente prestativi: la strategia X è più efficace della strategia Y, come dimostrato dai risultati degli atleti. Tuttavia, studi recenti e osservazioni applicate stanno spingendo la nostra comprensione oltre la performance, suggerendo che le strategie individuali di accelerazione adottate dagli atleti potrebbero essere intimamente correlate a specifici siti di infortunio muscolo-tendineo.
È fondamentale riconoscere, sin da subito, che atleti diversi possono raggiungere prestazioni di accelerazione simili attraverso strategie di movimento distinte. Questa consapevolezza ci impone di superare la generalizzazione dei dati medi di gruppo, i quali non si applicano sempre al singolo individuo, un potenziale errore metodologico che può portare a pitfall nella programmazione.
Questo articolo di Alessandro Lonero si propone di analizzare l’approccio cinematico utilizzato per caratterizzare le strategie di accelerazione e, soprattutto, di esaminare le correlazioni emerse tra queste strategie e la prevalenza di infortuni in specifiche aree anatomiche, offrendo uno strumento aggiuntivo per la riabilitazione e la prevenzione.
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ToggleCaratterizzazione delle strategie di accelerazione iniziale

Per comprendere appieno come le diverse strategie di accelerazione possano informare sul rischio di infortunio, è necessario stabilire una metodologia robusta per la loro classificazione. L’approccio preferito per caratterizzare le strategie di accelerazione iniziale (tipicamente i primi sei passi di uno sprint) si basa sull’uso della cinematica dell’intero corpo, analizzando le variabili spazio-temporali.
Questo metodo combina variabili normalizzate (controllate per la statura dell’atleta) in due rapporti adimensionali chiave:
- Rapporto lunghezza del passo. Frequenza del passo (step length: step rate)
- Rapporto tempo di contatto. Tempo di volo (contact time: flight time)
L’utilizzo di variabili spazio-temporali normalizzate è preferito nell’ambiente applicato per tre motivi principali:
- Possono essere ottenute rapidamente, facilitando l’azione immediata dei dati
- Rappresentano gli esiti del movimento di sprinting, consentendo di alterare le caratteristiche tecniche da una prospettiva esterna
- Possono essere ottenute in modo affidabile per gli individui su più prove di sprint, permettendo così di rilevare cambiamenti significativi con fiducia.
Senza una conoscenza della variabilità della misurazione, i dati raccolti rischiano di essere inutili a causa di una cattiva interpretazione. Questi rapporti, una volta visualizzati in un contesto di gruppo (ad esempio, come z-score su un grafico x-y), permettono di classificare gli atleti in quattro quadranti distinti, ognuno dei quali indica preferenze relative nella lunghezza, nella frequenza del passo e nella quantità di tempo trascorsa a terra o in aria rispetto al gruppo.
Il Legame tra strategia di accelerazione e sede di infortunio

Sebbene non sia possibile prevedere un infortunio con elevata precisione basandosi unicamente sulla strategia di sprint, l’identificazione di queste strategie cinematiche fornisce un ulteriore elemento di informazione per comprendere le radici di un infortunio o di un disturbo fisico. Questo è particolarmente utile per infortuni che si verificano acutamente durante lo sprint o per disturbi cronici senza cause traumatiche chiare.
I quadranti cinematici
L’analisi dei quadranti, basata sulle osservazioni e sui dati preliminari raccolti da atleti di sport di squadra, evidenzia le variazioni di stress muscolare, tendineo o articolare che si verificano nelle diverse strategie.
| Quadrante Cinematico | Caratteristiche Cinematiche Principali | Meccanismo Fisiologico Ipotizzato | Siti di Infortunio Osservati |
|---|---|---|---|
| Q1 | Alto rapporto Lunghezza/Frequenza; Basso rapporto Contatto/Volo. | Forte dipendenza dall’impulso verticale. Necessità di grande immagazzinamento e restituzione elastica durante fasi di contatto relativamente brevi. Coinvolgimento elevato dei muscoli plantarflessori (soleo, gastrocnemio) e forte tensione elastica sul Tendine d’Achille. | Tendine d’Achille, Polpaccio (Calf), Problemi al Piede. |
| Q2 | Alto rapporto Lunghezza/Frequenza; Alto rapporto Contatto/Volo. | Minore affidamento sull’energia elastica rispetto a Q1. I vasti contribuiscono significativamente all’impulso verticale e fungono da deceleratori nella fase iniziale di stance. Atterraggi più avanzati rispetto al centro di massa, richiedendo al ginocchio di “frenare”. Possibile sforzo sui muscoli posteriori dell’anca/coscia per la propulsione in avanti. | Tendine Rotuleo, Quadricipiti. Rischio elevato di strain al bicipite femorale (hamstring) a causa dell’alta velocità angolare di estensione del ginocchio in fase di late swing (tipicamente nelle fasi successive di accelerazione o velocità massima). |
| Q3 | Basso rapporto Lunghezza/Frequenza (Alta Frequenza); Alto rapporto Contatto/Volo. | L’alta frequenza del passo richiede che i muscoli che attraversano l’anca generino forze più elevate per oscillare le gambe vigorosamente. Forte aumento della forza dei flessori dell’anca alla fine della fase di contatto (momento flessore e assorbimento di potenza all’anca). Il muscolo ileopsoas tenta di decelerare la coscia in preparazione per la fase di swing. | Infortuni all’Anca (Hip-based issues), in particolare Flessori dell’Anca e Adduttori. |
| Q4 | Basso rapporto Lunghezza/Frequenza (Alta Frequenza); Basso rapporto Contatto/Volo. | Simile a Q3 per l’anca: forte coinvolgimento e rischio per i flessori dell’anca anteriore e gli adduttori. Simile a Q1 per il piede/polpaccio: Basso rapporto Contatto/Volo implica un’elevata tensione elastica sull’Achille. | Infortuni all’Anca Anteriore, Adduttori. Problemi a Polpaccio/Achille (sebbene in misura minore rispetto a Q1). |
Implicazioni meccaniche dell’accelerazione approfondite per quadrante
È essenziale che i professionisti comprendano i meccanismi specifici che guidano queste correlazioni:
Q1 (strategia elastica veloce). Gli atleti in questo quadrante, con tempi di contatto brevi e lunghi tempi di volo relativi, tendono a massimizzare l’impulso verticale, che è fortemente correlato alla lunghezza del passo. L’impulso verticale è in gran parte determinato dal contributo del soleo e del gastrocnemio. La loro strategia richiede grandi quantità di immagazzinamento e restituzione di energia elastica in un intervallo temporale ridotto, ponendo elevate sollecitazioni sul tendine d’Achille e sui plantarflessori, il che spiega la maggiore prevalenza di problemi a carico del polpaccio e del piede.
Q2 (strategia di frenata e quadricipiti). Questi atleti, pur producendo passi lunghi, compensano con tempi di contatto prolungati rispetto al volo. Ciò riduce la dipendenza dall’energia elastica di Achille, spostando il carico. Il gruppo dei vasti (quadricipiti) contribuisce in modo significativo all’impulso verticale e, crucialmente, agisce come deceleratore durante la fase iniziale di appoggio. Questo ruolo di “freno” per mantenere il busto eretto, unito alla tendenza ad atterrare più avanti rispetto al centro di massa, li rende più suscettibili a problemi al tendine rotuleo e ai quadricipiti.
Q3 e Q4 (strategie di frequenza e anca). Gli atleti nei quadranti inferiori privilegiano una maggiore frequenza del passo. Ciò impone una maggiore richiesta ai muscoli che attraversano l’anca, i quali devono generare forze maggiori per l’oscillazione rapida degli arti. In particolare, verso la fine della fase di contatto, i flessori dell’anca (come l’ileopsoas) sperimentano un brusco aumento della forza nel tentativo di decelerare la coscia e prepararla per la fase di swing successiva. Questa intensa richiesta di flessione e decelerazione dell’anca spiega la prevalenza di disturbi a carico dei flessori dell’anca e degli adduttori.
L’Evidenza preliminare e l’approccio olistico

Queste osservazioni non sono puramente teoriche. Dati preliminari raccolti su giocatrici internazionali di lacrosse, raggruppate in base alle loro strategie di accelerazione (Q1-Q4), hanno mostrato allineamento tra la strategia cinematica e la distribuzione percentuale dei giorni persi a causa di infortuni agli arti inferiori occorsi durante la corsa e lo sprint. Ad esempio, il legame tra problemi all’anca/adduttori e i quadranti di alta frequenza (Q3 e Q4), o i problemi di polpaccio/Achille nei quadranti ad alto stress elastico (Q1 e Q4).
Nonostante i pattern osservati siano notevoli, è imperativo per il professionista mantenere un approccio basato sul principio che gli esseri umani sono sistemi adattivi complessi con componenti interagenti. Non si deve mai tentare una diagnosi o una previsione basata solo sulla strategia di sprint. L’analisi cinematica è solo un pezzo di un mosaico più grande.
Linee guida sull’accelerazione per il professionista
Di seguito, analizziamo come il professionista deve muoversi in presenza delle differenti strategie viste.
| Area Applicativa | Linee Guida per il Professionista | Riferimenti / Contesto |
|---|---|---|
| Valutazione Iniziale | Caratterizzare la strategia individuale di accelerazione (utilizzando spatiotemporali normalizzate) per identificare le preferenze e lo stress meccanico prevalente. | L’uso di rapporti adimensionali è più significativo rispetto ai dati grezzi. |
| Contesto di Rischio | Aggregare la strategia di accelerazione con fonti di dati multiple: storia di infortunio (in particolare “niggles” o infortuni evitabili), carico di allenamento, programma di allenamento e fattori di stile di vita. | Nessuna strategia, da sola, predice l’infortunio con elevata confidenza. |
| Intervento Preventivo/Riabilitativo | Utilizzare la strategia per informare la riabilitazione o per pianificare interventi multi-sfaccettati volti a ridurre il rischio. Ad esempio, un atleta in Q1 (Alto stress Achille) potrebbe necessitare di maggiore attenzione alla resilienza del tendine d’Achille. | Il cambiamento strategico può essere un obiettivo sia per la performance che per la riabilitazione. |
| Gestione degli Atleti Complessi | Prestare particolare attenzione agli atleti in Quadrante 4 (Basso Contatto/Bassa Frequenza), che spesso presentano multiple lamentele fisiche croniche non gravi, ma che richiedono frequenti modifiche all’allenamento. | Questi atleti rappresentano una sfida significativa e richiedono una gestione estremamente personalizzata. |
Prospettive future: modificare le strategie di accelerazione per la resilienza

Comprendere la cinematica di accelerazione offre un’opportunità unica per l’intervento. Se un atleta presenta un pattern di infortunio ricorrente (ad esempio, problemi persistenti ai flessori dell’anca) che si allinea con la sua strategia di sprint (ad esempio, Q3 o Q4), il professionista può ipotizzare che lo stress meccanico imposto da quella specifica strategia sia un fattore contribuente.
La sfida futura per i professionisti risiede nell’implementazione di interventi mirati volti a modificare, in modo sicuro ed efficace, la strategia cinematica dell’atleta, sia per ottimizzare la performance sia per ridurre lo stress in siti anatomici specifici, contribuendo così a un ritorno in campo ottimale o alla prevenzione primaria. La strategia di accelerazione non è una condanna, ma un indicatore prezioso per costruire atleti più resilienti, e deve essere allenata nella maniera corretta!











