Perchè parlare proprio di terapia del caldo? Nel panorama sempre più sofisticato della preparazione fisica nello sport professionistico, gli interventi post-esercizio volti a ottimizzare il recupero e guidare gli adattamenti prestativi sono in costante evoluzione. Tradizionalmente, l’immersione in acqua fredda (CWI) ha dominato il dibattito sul recupero.
Tuttavia, l’attenzione scientifica e applicata si sta spostando con crescente vigore verso l’utilizzo dell’immersione in acqua calda (HWI, Hot Water Immersion) come un potente strumento non solo di recupero psicologico, ma soprattutto come un veicolo per indurre adattamenti fisiologici mirati, noti collettivamente come acclimatazione al caldo.
Il presente articolo di Alessandro Lonero mira a delineare cosa comporti la terapia del caldo, in quali contesti sia maggiormente utile e quali siano le implicazioni pratiche per l’implementazione nei programmi di allenamento di élite. L’esposizione ripetuta a un ambiente caldo non è vista semplicemente come un coadiuvante del relax, ma come uno stimolo che può favorire adattamenti all’allenamento in vista di eventi futuri.
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ToggleI fondamenti fisiologici dell’acclimatazione al caldo

L’acclimatazione al caldo è definita come il processo di esposizione ripetuta del corpo a un ambiente caldo, e la crescente evidenza suggerisce che questo processo non è utile solo per migliorare la tolleranza e la performance in ambienti ad alta temperatura. È emersa una linea di ricerca che sostiene che l’acclimatazione al caldo possa agire come uno stimolo potente per migliorare la performance fisica anche in condizioni più fresche o temperate. Sebbene esista un dibattito considerevole in letteratura riguardo l’efficacia dell’acclimatazione al caldo per la performance in condizioni fresche, i dati empirici raccolti in contesti applicati sono promettenti.
Uno studio recente condotto su giocatori semi-professionisti di football australiano ha dimostrato miglioramenti significativi nella VIFT (performance di corsa intermittente) e nella percezione della performance di corsa in partita dopo aver completato 2-3 sessioni di HWI a settimana per un periodo di sei settimane. Tali risultati supportano l’uso del caldo come ausilio alla performance anche in condizioni temperate.
Inoltre, ricerche specifiche indicano che l’immersione in acqua calda post-esercizio può ridurre lo stress termico durante l’esercizio-calore mattutino e pomeridiano e migliorare la performance di resistenza nel caldo. Anche modalità alternative come i bagni in sauna intermittenti post-esercizio hanno dimostrato di migliorare i marcatori di capacità di esercizio in condizioni sia calde che temperate in corridori di media distanza allenati.
Protocolli ottimali per l’immersione in acqua calda (HWI)

Per i professionisti che cercano di implementare l’HWI per massimizzare il carico di caldo e, di conseguenza, l’acclimatazione/adattamento, la letteratura suggerisce protocolli rigorosi basati sulle evidenze disponibili.
| Variabile | ||
|---|---|---|
| Temperatura Acqua | Circa 40° | |
| Livello di Sommersione | Fino all’altezza delle spalle | |
| Durata Sessione | Circa 30 minuti | |
| Tempistica Post-Esercizio | Il più vicino possibile alla sessione di esercizio aerobico precedente; idealmente, immediatamente dopo. | |
| Frequenza (Acclimatazione Rapida) | Sessioni giornaliere di 30 minuti |
Tuttavia, un approccio puramente letterario può scontrarsi con le realtà operative degli ambienti sportivi di squadra. Qui infatti, esistono molteplici esigenze concorrenti (riunioni, sedute di forza, trattamenti). L’esperienza applicata suggerisce che è fondamentale adottare l’intervento che meglio si adatta all’ambiente specifico.
Nello studio condotto su atleti di football australiano, ad esempio, le sessioni di HWI sono state eseguite fino a 45 minuti dopo l’allenamento sul campo, con una frequenza ridotta di 2-3 sessioni a settimana in-season, eppure gli atleti hanno comunque mostrato benefici significativi. Questo fornisce conforto ai professionisti, indicando che anche deviazioni dal protocollo accademico più stringente possono portare a risultati positivi, purché l’intervento sia coerente con le limitazioni logistiche del programma.
Gestione del disagio e progressione del carico termico

Un aspetto cruciale dell’HWI è che, essendo un deliberato stress applicato al corpo per indurre adattamenti, risulterà intrinsecamente scomodo per l’atleta. Pertanto, è indispensabile che i professionisti monitorino attentamente le risposte fisiche e percettive degli atleti durante l’esposizione al caldo.
Per mitigare questo disagio e permettere al corpo di adattarsi gradualmente al nuovo stimolo, si raccomanda l’applicazione di un sovraccarico progressivo all’esposizione al caldo.
| Categoria | Metodo di Applicazione / Dettagli | Obiettivo e Benefici | |
|---|---|---|---|
| Progressione Iniziale (HWI) | Iniziare con un’esposizione più breve (es. 2 x 15 minuti nella Settimana 1). | Consente un adattamento graduale. Riduce il disagio termico. | |
| Progressione Finale (HWI) | Aumentare gradualmente (es. fino a 3 x 30 minuti nelle settimane finali). | Ottimizza l’adattamento al nuovo stimolo termico. | |
| Monitoraggio | Monitoraggio costante delle risposte fisiche e percettive. | Assicura la sicurezza e la tolleranza dell’atleta. | |
| Alternative Modali | Sauna o esercizio in camere a caldo (Heat Chambers). | Possono indurre acclimatazione al caldo. Possono risultare più confortevoli per alcuni individui. |
È fondamentale ricordare che, per quegli atleti che continuano a trovare l’HWI eccessivamente difficile nonostante la progressione, alternative come la sauna o l’esercizio in camere a caldo rappresentano opzioni valide per raggiungere l’acclimatazione.
La potenza dell’effetto credenza: vantaggi psicologici del caldo
Spesso, l’efficacia di interventi come l’acclimatazione al caldo o l’allenamento in altitudine viene liquidata come “effetto placebo” nella letteratura scientifica. Tuttavia, nel contesto sportivo di élite, si sta sviluppando una maggiore consapevolezza e apprezzamento per l’importanza dell’effetto credenza (belief effect) che tali interventi possono generare.
L’idea che un atleta creda fermamente di avere un vantaggio competitivo grazie agli interventi di allenamento adottati è estremamente potente. Questo effetto è stato osservato nello studio sull’HWI, dove gli atleti che hanno completato l’immersione in acqua calda credevano fortemente che la loro capacità di corsa in partita fosse migliorata durante le sei settimane di intervento, a differenza del gruppo di controllo.
Come professionisti, il nostro compito non è solo implementare principi scientifici validi, ma anche aiutare l’atleta a credere nella propria capacità di competere e dominare l’avversario. L’intervento con il caldo, quando supportato da solidi principi scientifici, può rafforzare questa convinzione.
Caldo vs. freddo: divergenza negli obiettivi adattativi

Il crescente interesse per l’HWI pone implicitamente un confronto con l’uso tradizionale del freddo, in particolare l’immersione in acqua fredda (CWI), per il recupero. Sebbene le fonti a disposizione non forniscano un’analisi dettagliata dei benefici fisiologici del freddo, è possibile distinguere le due modalità basandosi sui rispettivi obiettivi primari, come evidenziato dalla ricerca sull’HWI.
Il focus della terapia del caldo, in questo contesto di acclimatazione, è primariamente l’adattamento e il miglioramento della performance. L’obiettivo non è solo mitigare l’affaticamento acuto, ma creare uno stimolo sufficiente a indurre cambiamenti fisiologici sistemici che migliorino la tolleranza al caldo e la capacità di esercizio in generale.
L’immersione in acqua calda rappresenta quindi un intervento che induce uno stress controllato per ottenere adattamento a lungo termine, a differenza del freddo, che viene spesso impiegato per la gestione acuta dell’infiammazione o per il recupero immediato.
| Caratteristica | Immersione in Acqua Calda (HWI) | Immersione in Acqua Fredda (CWI) |
|---|---|---|
| Obiettivo Primario | Acclimatazione al caldo, potenziamento della performance (VIFT, resistenza), adattamenti a lungo termine. | Recupero acuto post-esercizio, riduzione della percezione del dolore (Implicito nel contesto). |
| Natura dell’Intervento | Stress termico deliberato (scomodo) per guidare l’adattamento. | Stress termico acuto (scomodo) per mitigare effetti post-esercizio (Implicito nel contesto). |
| Tempistica Ideale | Immediatamente o il prima possibile dopo l’esercizio aerobico. | Variabile (Spesso subito dopo l’attività intensa). |
| Benefici Indotti | Miglioramento della performance in condizioni temperate e calde, ridotto stress termico. | (Non specificato dalle fonti, ma comunemente associato a recupero). |
Linee guida per il professionista: adattabilità e imparzialità
Per i giovani professionisti o per chi introduce l’HWI nel proprio programma, è essenziale evitare alcuni errori comuni. Il primo è la rigidità nella programmazione o nell’applicazione dell’intervento. Non esiste una “ricetta passo dopo passo” universale; la migliore strategia è quella che si adatta meglio all’ambiente specifico.
I professionisti devono dedicare tempo alla comprensione dell’organizzazione in cui operano, inclusi i pregiudizi e le preferenze derivanti dalle esperienze passate degli allenatori e degli atleti. Comprendere i vincoli logistici è cruciale. Avendo una solida conoscenza degli adattamenti desiderati (ad esempio, l’acclimatazione al caldo per migliorare la VIFT), si possono manipolare variabili come la frequenza o la tempistica delle sessioni per raggiungere il risultato desiderato, anche se non si segue esattamente il “best practice” accademico.
L’entusiasmo di apportare un impatto immediato deve essere temperato dalla pazienza necessaria per comprendere le sottigliezze dell’ambiente. Questo permette di coinvolgere atleti, allenatori e staff nel percorso di adattamento. Ricordiamo che, nonostante le migliori intenzioni, il professionista è solo un ingranaggio nel meccanismo più ampio che aiuta la squadra a performare. L’impiego del caldo come strumento di acclimatazione richiede competenza scientifica, flessibilità applicativa e un’attenzione costante al feedback fisico e psicologico dell’atleta.











