Canottaggio: storia e prestazione

Il canottaggio è uno sport completo, che richiede però un buona forza muscolare e tanta resistenza. Ha una lunga storia alle spalle ed è una disciplina che sfrutta la forza impressa ai remi.
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Il canottaggio è una disciplina sportiva basata tutta sulla resistenza e sulla velocità. I canottieri difatti muovono la loro imbarcazione sfruttando la forza dei remi. Per fare ciò hanno bisogno di una struttura (il corpo) che supporti e sopporti lo sforzo.

Il canottaggio può essere effettuato in mare, nei laghi e nei fiumi. In funzione del tipo di gara si può vogare da soli, in coppia, con quattro o otto persone.

Lo sviluppo tecnico e fisico nel corso degli anni ha migliorato le prestazioni di questa disciplina, rendendola molto affascinante e interessante da studiare. Oggi con Francesco Squadrone, atleta di Canottaggio e studente di Scienze Motorie analizziamo la storia (in breve di questo sport) e alcune caratteristiche del modello di prestazione.

La storia e la diffusione del canottaggio

 

Il canottaggio, per come lo intendiamo noi, nasce a Firenze nel 1861 con la prima società remiera, la canottieri Limite. Questa ha preceduto di poco le società Torinesi, che una dopo l’altra spuntarono come funghi sulle rive del Po. Le prime furono la canottieri Eridano ed Esperia nel 1863 e successivamente la Cerea e la Armida. 

Il canottaggio da qui si diffonde a macchia d’olio. Passando per Livorno e Pavia e successivamente a Venezia, per poi approdare negli altri continenti e colonizzare tutto il mondo.

Nel 1892 i tempi sono ormai maturi per la nascita della FISA (Fèdèration Internationale de sociètè d’avion), il più antico organismo sportivo internazionale. Il canottaggio diventa sport olimpico nel 1900 a Parigi (6 specialità). Tuttavia furono molte le variazioni del programma fino al 1976, quando si decise che le specialità dovevano essere 8. Oggi esse sono: singolo, doppio, due  senza, due con, quattro senza, quattro con, quattro di coppia e otto.

La struttura dell’equipaggio e la costruzione dello scafo nel canottaggio

 

Il numero dei componenti di un equipaggio, la presenza o meno del timoniere e il numero dei remi utilizzati da ciascun membro, determina le varie specialità e tipologie di imbarcazione. La sua lunghezza varia da un minimo di 7,20 m per un singolo ai 17,50 m di un otto.

Esse erano inizialmente realizzate unicamente in legno. Sono ora realizzate quasi interamente in fibra di carbonio.

All’interno dello scafo gli atleti trovano la pedaliera ai quali vengono fissate le calzature, il carrello sul quale siedono e si muovono i vogatori, e due guide sul quale esso scorre. I remi sono lunghi circa 3 metri (quelli di coppia cioè la remata con due remi) e 4 metri (quelli di punta ,la remata con un remo solo) e sono realizzato anch’essi in fibra di carbonio.

Come avvengono le competizioni

 

Le competizioni nel canottaggio si svolgono su distanze differenti a seconda del periodo dell’anno in cui ci troviamo. Infatti nel periodo invernale esse sono considerate di endurance. Qui la distanza che varia dai 12 ai 6 km a seconda del campo di regata che si intende utilizzare. Tuttavia le gare più rilevanti ed “ufficiali” si svolgono su una distanza di 2000m che in base al tipo di imbarcazione verranno percorsi in un tempo che va dagli 8 ai 5 minuti.

Nel canottaggio al contrario di altri sport (quasi tutti gli sport di squadra), sono trascurabili qualità come l’intelligenza tattica e strategica. Invece, sono essenziali doti quali:

  • abilità (economicità del gesto, ad alto rendimento biomeccanico).
  • destrezza (capacità di economizzare energia anche a ritmi e potenza elevati).
  • maestria (padronanza del movimento anche in caso di difficoltà improvvise).

In sostanza, avendo il canottaggio come scopo di coprire la distanza di gara nel più breve tempo possibile, è necessario mantenere una velocità costante, limitando ogni dispendio energetico eccessivo.

Caratteristiche fisiche del canottiere

 

Il canottaggio viene definito da molti come sport “completo”. Ma questo cosa vuol dire? Esso va a sviluppare quasi tutti i distretti muscolari. Flessori ed estensori degli arti inferiori, del busto, tutti la muscolatura del core, il muscoli dorsali e in minor percentuale anche il gran pettorale e il tricipite. Infine, soprattutto, sviluppa la muscolatura in modo armonico e simmetrico.

La statura e il peso hanno un’importanza determinante. I canottieri italiani hanno un’altezza media di 1,87m circa, e peso medio di 85,6 kg, con punte di 2,00 m di altezza media e 95 kg di peso per i canottieri seniores.

Un parametro molto importante è il parametro scelico. Questo è il rapporto statura da seduto/statura in piedi, che se minore di 0,52 rivela arti inferiori molto lunghi e quindi capaci di produrre una spinta potente.

Altra caratteristica antropometrica dei migliori canottieri è il possesso di una grande apertura alare. Infatti essa permette una palata più efficace e lunga.

I meccanismi in gioco nel canottaggio 

 

La percentuale di grasso corporeo è ridotta rispetto all’altezza. Infatti è necessario un eccellente rapporto forza/peso, dove per forza si intende quella tipica del canottiere ,cioè la capacità di resistenza alla forza rapida e ciclica con elevato carico per ciclo e con durata prolungata.

Sono stati svolti degli studi che comparano la forza del muscolo quadricipite e della velocità di contrazione delle gambe, misurata con dinamometro isocinetico. Si evidenzia come questa caratteristica dell’atleta sia molto elevata rispetto a quella prodotta da un ciclista o da un nuotatore, sia nell’uomo sia nella donna. La composizione delle fibre muscolari si correla molto bene con questo dato.

Osservazioni bioptiche hanno rivelato un’accentuata prevalenza di fibre lente.  Il muscolo infatti presenta alta capacità ossidativa ed elevata quantità di lattico deidrogenasi. Questa contrasta i possibili effetti negativi dell’acido lattico durante l’intensa e prolungata attività fisica. Nonostante infatti  il canottaggio sia considerato uno sport di “resistenza”, i meccanismi di produzione di energia innescati durante la vogata non riguardano solo il sistema aerobico , ma un ruolo fondamentale riveste il sistema anaerobico lattacido.

Quali parametri studiare nel canottaggio

 

L’atleta infatti durante la sua prestazione dovrà affrontare una partenza decisamente più intensa del ritmo che sosterrà durante l’intero percorso di gara (per avviare la barca da ferma e permettere una buona inerzia) con conseguenza, un inevitabile acidosi muscolare. Inoltre, se necessario, dovrà fare cambi di ritmo e sprint finale.

E quale sistema energetico migliore per soddisfare questa richiesta, se non quello anaerobico lattacido? Il valore assoluto della massima potenza aerobica (VO2max), tuttavia, è considerato comunque un parametro assai importante di selezione per gli atleti di canottaggio.

Un vogatore provvisto di elevate capacità aerobiche riesce infatti a produrre più energia e a sviluppare una maggiore potenza evitando all’organismo il pesante affaticamento dovuto alla produzione di acido lattico. È indice importante soprattutto il massimo consumo di ossigeno al minuto assoluto, espresso in litri (VO2max l/min): i canottieri italiani finalisti ai Giochi Olimpici presentano un valore pari a 6 circa.

 

Quali altri parametri considerare?

 

È inoltre rilevante conoscere il valore del VO2max ml/kg/min, che esprime la disponibilità di ossigeno per chilogrammo di peso corporeo e che in vogatori di alto livello supera i 60-65 circa . I valori per i pesi leggeri(categoria di peso differente) sono 5,1 per il VO2max l/min e 65-75 per il VO2max ml/kg/min.

Nello sforzo intenso e prolungato del canottaggio il 75% delle capacità di trasporto dell’ossigeno in periferia dipende dalla massima portata cardiaca e dalla concentrazione di emoglobina, mentre il 25% sarebbe dovuto a fattori periferici.

Quindi l’apparato cardiovascolare rappresenta un fattore determinante per la prestazione del canottiere. In sintesi, il cuore di un canottiere allenato è ipertrofico e capace di svuotarsi e riempirsi in maniera rapida.

Nel corso dei prossimi articoli approfondiremo alcune peculiarità del modello di prestazione e le caratteristiche bio-motorie degli atleti (donne vs. uomini), creando anche degli esempi pratici di programmazione dell’allenamento.

 

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