Basket femminile: prestazione, fisiologia e infortuni

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Approcciandoci per la prima volta al basket femminile è lecito chiedersi, al fine di comprendere meglio la pratica agonistica e allenare con più cura gli aspetti fondamentali del gioco, se questa presenti o meno delle differenze sostanziali rispetto a quella maschile.

Abbiamo già trattato in numerosi articoli la pallacanestro maschile, il modello di prestazione e gli infortuni più frequenti, ma oggi vogliamo introdurre un nuovo argomento grazie a Francesco Del Santo di All Out Training.

In questo articolo partiamo dal modello di prestazione della pallacanestro femminile fino ad arrivare ai principali fattori di rischio.

 

Partiamo dal modello di prestazione

 

Partendo dal modello prestativo della pallacanestro possiamo osservare che in letteratura, questa, viene definita come uno “sport ad impegno aerobico/anaerobico alternato di natura intermittente che presenta azioni ad alta-media intensità” (McInnes 1995).

Nella pratica, facendo riferimento ai tempi di gioco e di recupero, lo studio condotto da Colli e Barnabà nel 1983, aggiornato, poi, nel 2011, ha fatto emergere che circa il 73% delle fasi attive ha una durata inferiore ai 40”, il 42% di queste fasi ha una durata inferiore ai 20”, mentre il 72% delle fasi passive ha una durata fino a 40”, di cui il 37% fino a 20”; in media viene effettuato un cambio di intensità ogni 2,4” effettivi di gioco e un cambio di attività ogni 4,7” di tempo totale.

Si può affermare che, tendenzialmente, il rapporto tempi di recupero/tempi di gioco è di 1:1 (Colli, Castagna 2006). Inoltre, è stato studiato che durante una partita di pallacanestro la frequenza cardiaca è compresa tra l’80% e il 95% della FC Max (Colli, Barnabà 1983) e la produzione di lattato presenta dei valori che si aggirano tra le 4 e le 7 mmol (Petway e al. 2020); sia la frequenza cardiaca che la produzione di lattato sono diversificati in base al ruolo.

Infine, è stato osservato come un giocatore di basket percorra dai 3 ai 4 km a partita, nei quali accelera, decelera, salta in bipodalico o monopodalico, effettua scivolamenti difensivi, crea e resiste ai contatti (Slide PFB).

 

Le principali differenze

 

Dallo studio di Delextrat (2009) è stato riscontrato che le principali differenze tra la pallacanestro femminile e quella maschile sono:

  • Il numero di azioni, minore rispetto a quello osservato nei giocatori maschi;
  • Il numero di salti, minore rispetto a quello rilevato nelle partite maschili;
  • Le giocatrici eseguono circa il 25% in meno di scivolamenti rispetto ai giocatori maschi.

 

Le fasi di gioco 

 

Il numero di fasi di gioco ha comunque una durata simile a quelle maschili, con un rapporto tempi di gioco e tempi di recupero 1:1. Anche l’impegno da un punto di vista del carico interno è equiparabile al modello prestativo maschile: la frequenza cardiaca è compresa tra l’85% e il 95% circa durante una partita (Rodriguez-Alonso 2003, Matthew 2009).

La produzione di lattato presenta una differenza per ruoli, infatti le guardie e le ali piccole femminili hanno una produzione simile a quella dei pari ruolo maschili (5-6 mmol), i centri femminili, invece, hanno una produzione più alta di lattato rispetto a quelli maschili (uomini 2-4 mmol donne 3,5-5 mmol) (Rodriguez-Alonso et al. 2003).

Erculj et al.(2010) evidenziano come, nel basket femminile, le richieste principali siano le stesse del basket maschile ovvero: elevati livelli di forza specifica, azioni di accelerazioni/decelerazioni, azioni di salto e torsione e importante sviluppo coordinativo.

 

Differenze di genere

 

Dopo aver chiarito i vari aspetti e le principali differenze all’interno del modello prestativo è doveroso ragionare sul perché esse esistano e quali siano i principali fattori che condizionano le prestazioni femminili rispetto a quelle maschili.

Possiamo, dunque, andare ad individuare almeno 6 fattori fisiologici e fisici che “penalizzano” le giocatrici femminili:

  • Composizione corporea: le donne, in media, presentano circa il 10% in più di grasso corporeo relativo e, di conseguenza, una minore massa muscolare relativa. Questo è dovuto ad una maggiore sensibilità alla lipolisi da parte dell’organismo femminile; mentre nei maschi l’ipertrofia è prodotta da ormoni sessuali.
  • Fattori ormonali: negli uomini, rispetto alle donne, i valori di testosterone sono circa 20 volte più elevati. Questo è, chiaramente, causato dalla funzione testicolare degli uomini.
  • Forza massima: nelle donne allenate è dal 30% al 40% minore rispetto agli uomini. Se, però la forza viene normalizzata rispetto alla massa muscolare la differenza si riduce al 5%. La maggiore presenza di massa muscolare negli uomini (circa il 35%) rispetto alle donne e la, conseguente, maggiore produzione di forza sono attribuite all’effetto anabolizzante del testosterone.
  • Forza esplosiva: gli uomini presentano vantaggi notevoli, soprattutto per gli esercizi che riguardano il tronco. Ciò è dovuto ad una maggiore ipertrofia delle fibre FFT negli uomini; non sono state riscontrate differenze di output nervoso e contrattilità delle fibre tra uomini e donne.
  • Resistenza anaerobica e capacità glicolitica: nelle atlete è circa il 32% inferiore rispetto agli atleti. Questo perché lo svuotamento di riserve e la produzione di glicogeno sono fortemente stimolate dal testosterone.
  • Capacità aerobica: la capacità aerobica delle donne allenate è di circa dal 10% al 25% inferiore rispetto agli uomini allenati. Le donne, infatti, presentano minori livelli di emoglobina e una minore gittata sistolica.

 

I vantaggi della donna

 

  • Mobilità articolare: maggiore mobilità articolare rispetto agli uomini. Dovuta ad una elevata elasticità dei tendini, dei legamenti, del tessuto connettivo e anche una struttura ossea più favorevole a livello delle articolazioni.
  • Coordinazione: dopo il 18° anno di vita le capacità coordinative delle donne sono del 10% maggiori rispetto a quelle degli uomini. Le donne presentano maggiori capacità di orientamento spaziale nei compiti di motricità fine; inoltre, la capacità di equilibrio è maggiore grazie al loro baricentro più basso.

Oltre a queste caratteristiche va sottolineato come lo sviluppo fisco si presenti in maniera differente negli uomini e nelle donne. Possiamo individuare:

  • Fase pre-puberale: maschi fino a 11 anni, donne fino a 10 anni. Questa fase coincide con la comparsa dei caratteri sessuali secondari.
  • Fase puberale: maschi 12-15 anni, femmine 11-13 anni. Viene osservato un miglioramento delle capacità condizionali rispetto a quelle coordinative.
  • Adolescenza: maschi 15-20 anni, femmine 13-16 anni. Incremento della forza (massimo sviluppo della forza).

 

Lo sviluppo come momento chiave 

 

Fino ai 12 anni circa maschi e femmine non mostrano differenze significative per quanto riguarda l’espressione di forza. Nelle femmine la comparsa del menarca (tra gli 11 e i 13 anni) segna la fine della spinta di crescita e l’inizio della differenziazione ormonale.

Dopo i 12/13 anni le donne mostrano un rallentamento nell’espressione di forza che intorno ai 16 anni diventa un plateau; mentre negli uomini la forza continua ad aumentare anche grazie a più alti livelli di testosterone presenti all’interno del loro organismo.

Come sostiene Colli dopo la comparsa del menarca è possibile iniziare a sviluppare un lavoro con sovraccarichi con gradualità, ma più veloce rispetto ai maschi. Inoltre, sarebbe opportuno che lo stimolo settimanale fosse più frequente per sfruttare meglio gli effetti ormonali prodotti in seguito ad un allenamento di forza.

 

La specificità degli infortuni

 

Come ultimo argomento di discussione approfondiamo la tematica relativa agli infortuni nella pallacanestro. Nel basket la maggior parte degli infortuni riguarda gli arti inferiori, con un’incidenza maggiore nei giocatori giovani. L’infortunio più frequente (16-42% degli infortuni) è quello alla caviglia, mentre il secondo (5-20% degli infortuni) è quello al ginocchio con un’incidenza minore negli uomini (circa il 9-11%) rispetto alle donne (13-20%) (Harmer, 2005).

In generale, possiamo sostenere che le donne sono più a rischio di infortuni rispetto agli uomini. Nello studio condotto da Deitch et al. 2006 è stato analizzato un campione di 702 atleti NBA e di 443 atlete di WNBA, lo scopo dello studio era quello di paragonare la tipologia di infortuni e la loro incidenza all’interno delle due leghe. E’ emerso che le atlete WNBA presentavano un’incidenza maggiore d’infortunio (24,9% su 1000 atleti) rispetto agli atleti NBA (19,3% su 1000 atleti); inoltre, le giocatrici presentavano un tasso maggiore di infortuni all’arto inferiore (14,6% su 1000 atleti) rispetto ai giocatori (11,6% su 1000 atleti).

Secondo Maehlum et al 2007 le donne hanno da 2 a 6 volte maggiori possibilità di infortunio a LCA (legamento crociato anteriore) rispetto ai maschi che praticano lo stesso sport. Il 64% degli infortuni al legamento crociato anteriore avviene senza contatto (Agel et al 2007).

 

LCA e fattori di rischio

 

I maggiori fattori di rischio di infortunio al LCA nelle donne sono:

  • Anatomico-strutturali: valgismo fisiologico (angolo Q).
  • Biomeccanici: maggiore flessione dell’anca, intra-rotazione del femore, deficit di forza della catena posteriore.
  • Ormonali: lassità capsulo-legamentosa, anche in relazione al ciclo mestruale.
  • Ambientali: esperienze motorie e gestualità specifiche carenti.

Alla luce di tutte queste informazioni è chiaro come, nella pallacanestro femminile, ancor più che in quella maschile, sia fondamentale adottare delle strategie volte alla prevenzione degli infortuni e al rinforzo muscolare dai primissimi anni di settore giovanile.

Concludendo le donne sono estremamente allenabili e non vi sono ragioni, se non in ottica di prevenzione dei fattori di rischio, per attuare programmi di allenamento differenti da quelli pensati per il genere maschile. (Ebben, Jensen, 1998 Fleck, Kraemer, 2004).

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