Mal di schiena e metodo McGill: l’analisi dei movimenti

McGill é uno dei maggiori esperti di mal di schiena. Il suo approccio però, non è volto solo a "curare" l'atleta per quanto riguarda il sintomo del dolore; l'obiettivo del tecnico dovrebbe essere, assieme all'eliminazione del dolore, quello del miglioramento della prestazione. Vediamo come..
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Con il termine mal di schiena, si indica la lombalgia idiopatica, ossia quella patologia ricorrente che colpisce il tratto lombare della colonna vertebrale caratterizzata da dolore e da limitazione funzionale. Il Low back pain interessa almeno l’80% della popolazione almeno una volta nella vita e maggiormente colpisce la popolazione tra i 30 e i 50 anni.

Uno dei maggiori esperti di mal di schiena è certamente Stuart McGill, il quale è stato ospite in numerosi interventi sul nostro sito, tra cui un Webinar dal titolo “The Secret of the Spine”.

Al di la della fisiopatologia dell’infortunio, probabilmente uno degli argomenti più interessanti trattati nei suoi testi e pubblicazioni è quello riguardante quali siano i meccanismi di infortunio più comune, che sono determinati da “errori” nel gesto tecnico. La sua analisi parte dalla definizione dei pattern di movimento fondamentali, fino all’identificazione di quelli che lui chiama “principi del movimento”.

I pattern di movimento fondamentali nel mal di schiena

 

Secondo McGill, nell’anamnesi di un atleta, prima ancora di addentrarci nella sua disciplina sportiva, analizzando quindi i meccanismi specifici di movimento che potrebbero averlo portato ad infortunio (tra cui mal di schiena), è necessario fare un passo indietro, analizzando i pattern fondamentali.

Essi sono, secondo l’autore:

  • Squat
  • Lunge
  • Twist
  • Push/pull
  • Gait
  • Mantenimento dell’equilibrio

E’ noto a tutti che il movimento sportivo altro non è che la combinazione più o meno complessa di questi movimenti, che assumono la finalità richieste dal gesto. E’ chiaro altresì, che in ambito riabilitativo, molto spesso ci troviamo di fronte ad atleti non più in grado di eseguirli correttamente, ed anzi molto spesso è proprio il gesto specifico la causa dell’insorgere del mal di schiena. Ecco che allora, è necessario fare un passo indietro ed analizzare i pattern fondamentali uno ad uno..

Regressioni per il mal di schiena e il dolore 

 

Molto spesso, anche il pattern fondamentale, preso singolarmente, non può essere allenato. E’ infatti compito dell’assessement valutare singolarmente i movimenti, identificando quale, o quali siano in grado di provocare dolore, e mal di schiena.

Un atleta che non sopporta i movimenti rotazionali, probabilmente non potrà allenare questo pattern prima di aver sviluppato quella che McGill chiama “tolleranza” a tale movimento. Questo si fa attraverso l’identificazione dei “sub-patterns”.

Il bravo riabilitatore, è colui in grado di, dopo aver identificato i pattern del dolore, strutturare delle corrette regressioni e progressioni a partire dai sub-patterns, sviluppando esercizi personalizzati in grado di migliorare il mal di schiena ed essere tollerati dall’atleta.

 

Identificare gli errori nel movimento e correggere le cause del mal di schiena 

 

Per comprendere i diversi movimenti sportivi, e migliorare le performance atletiche, è necessario applicare i principi di meccanica universalmente applicabili a tutte le situazioni. La prima componente di questo approccio è di comprendere la finalità del gesto, ad esempio produrre la massima forza orizzontale, massimizzare l’altezza di salto, portare l’avversario a spostarsi verso una determinata situazione.

Poiché i segmenti corporei sono legati attraverso le articolazioni, e muscoli e legamenti producono un momento torsivo in ognuna di esse, il movimento dovrebbe essere analizzato singolarmente in ognuno dei segmenti. L’ottimizzazione di un gesto può essere raggiunta ad un doppio livello, in ottica globale e segmentale.

Sono tre i principi da seguire volti a minimizzare il rischio di infortunio durante l’attività sportiva:

  • Identificare l’obiettivo del gesto tecnico.
  • Considerare il movimento sia da un punto di vista globale che in ottica segmentale, analizzando il corpo nelle singole articolazioni. Ciò necessita di una grande conoscenza della biomeccanica del movimento.
  • Applicare i principi di ottimizzazione della performance

I principi di ottimizzazione della performance

 

Per risalire alla causa del problema, è necessario analizzare singolarmente quelli che McGill descrive come “principi di ottimizzazione della performance”. La correzione delle inefficienze del movimento, o errori del movimento, anziché dei sintomi dolorosi, è la chiave di volta non solo nella cura del mal di schiena, ma di moltissime patologie croniche che colpiscono gli atleti.

Sommazione e continuità delle forze articolari e del momento

 

L’esempio magistrale fornito da McGill, e analizzato anche nel Webinar “The Secret of the Spine”, è quello del gesto tecnico del “pugno” del boxer. L’analisi fornita richiede davvero una grande conoscenza della biomeccanica, e del meccanismo di trasmissione delle forze nel movimento umano.

Rifacendoci però ad un esempio molto più semplice, e che spesso è causa di mal di schiena, basti considerare l’esercizio di squat. Spesso, l’incapacità di coinvolgere attivamente il gluteo durante la fase di estensione di anca provoca una compensazione, con iper-utilizzazione degli estensori della colonna e degli hamstring.

Ciò porta ad una performance inferiore, sovraccaricando la bassa schiena. La causa, l’inibizione del gluteo, modifica il pattern motorio; correggendo il pattern motorio andando a stimolare l’attivazione di questo muscolo correggerà la performance, e annullerà il dolore.

 

Principio della produzione di impulso lineare: quali correlazioni col mal di schiena?

 

Alla base di questo principio vi è l’analisi biomeccanica del gesto, e la capacità di generare forza da parte dell’atleta. Quanto più essa è rapida, quanto più probabilmente l’atleta risulterà prestativo. Ciò, anche al netto della magnitudine totale della forza generata.

Ovviamente, questo concetto si ricollega direttamente al primo principio, ed è chiaro a questo punto come a fare la differenza sia la “tecnica”, intesa però nella prospettiva del lavoro “correttivo”, come analisi del gesto volto a riscontrare quei weak points che portano alla generazione del dolore nel mal di schiena, e non solo.

Riscontrare gli errori nel movimento per correggerli, ed ottenere una performance maggiore. Il senso, è tutto qui.

Direzione dell’applicazione delle forze

 

“Ad ogni forza, ne corrisponde una uguale ed opposta”. La forza applicata al suolo porta il corpo a spostarsi in una determinata direzione. L’identificazione dell’obiettivo del gesto, deve portare all’ottimizzazione di questo volto a minimizzare una necessaria dispersione di forza che si avrà nella sua esecuzione, nella direzione non desiderata.

L’esecuzione di esercizi in condizioni di “disequilibrio”, permette un miglioramento di questa linea di applicazione, insegnando al corpo a gestire le forze nella direzione corretta.

Ciò è più semplice in condizioni stabili o prevedibili; più complessa è la gestione negli sport situazionali, dove l’imprevedibilità è determinata dal comportamento dell’avversario e dalla dinamicità della situazione circostante, non solamente quella dettata dal movimento del corpo dell’atleta.

Principio di stabilità nel mal di schiena

 

Non è necessario puntualizzare che un atleta in disequilibrio non sarà in grado di ottimizzare nessun gesto motorio, e di conseguenza di esprimere forze, velocità, ottimali.

La stabilità globale, non delle singole articolazioni, è determinata dalla posizione del centro di massa corporeo. Le posizioni di partenza o fondamentali degli sport individuali e di squadra sono esempi della ricerca di ottimizzazione della stabilità.

L’abbassamento del centro di massa, ad esempio, è spesso un obiettivo ricercato in quanto “muovere” un corpo a partire da questa posizione è più complicato, in quanto richiede l’applicazione di forze maggiori. Tuttavia, ad esempio, la partenza dai blocchi di uno sprinter richiede lo spostamento del centro di massa in una diversa posizione, in quanto l’obiettivo in questo caso è la partenza più rapida possibile.

Somma delle velocità dei segmenti e stoccaggio e recupero dell’energia elastica

 

L’obiettivo dei gesti di lanciare o calciare è quello di ottenere la massima velocità del segmento terminale al momento dell’impatto o del rilascio delle forze. Questa velocità determinerà, per esempio nel gesto del calcio del pallone, la velocità finale di quest’ultimo.

Questa velocità è determinata dal contributo di tutti i segmenti della catena che contribuiscono al gesto motorio. Il timing del gesto è un fattore critico. Anche in questo caso, a fare da padrone è l’analisi del gesto motorio, da un punto di vista biomeccanico.

L’equilibrio tra forza, mobilità, stiffness dei vari segmenti, ricollegandosi anche ai principi precedenti, come quello di stabilità, è fondamentale nell’ottimizzazione del gesto motorio. Una debolezza in uno qualsiasi dei segmenti della catena, inteso come carenza di uno dei requisiti richiesti, provocherà una diminuzione della performance ed, eventualmente, allo sviluppo di patologia.

Produzione dell’impulso angolare

 

Il movimento rotazionale è creato dalle forze dei segmenti muscolari diretto al suolo. La frizione tra il piede e il suolo permette la proiezione delle forze in grado di generare la rotazione del corpo.

Sono due i concetti fondamentali in grado di generare e migliorare il movimento rotazionale: la spinta eccentrica richiede che la forza proiettata sia trasmessa lungo una linea lontana dal centro di massa. Un’altra variante per la creazione del moto rotatorio è l’applicazione del principio del momento di “hinge”.

L’analisi di questo principio è svolta magistralmente da McGill nelle sue pubblicazioni, oltre che trovare esempi nel Webinar “The Secret of the Spine”.

Gli altri principi fondamentali

 

Per non trasformare questo articolo in una trattazione biomeccanica, che risulterebbe comunque riduttiva e che non chiarirebbe troppi degli aspetti necessari per comprendere a fondo i fondamenti che stanno alla base dei principi enunciati da McGill, andiamo di seguito ad elencare gli elementi mancanti:

  • Conservazione del momento
  • Manipolazione del momento di inerzia
  • Eliminazione delle perdite di energia
  • Minimizzazione dello stress tissutale
  • Ottimizzazione del posizionamento articolare
  • Minimizzazione della fatica

Considerazioni conclusive su movimento e mal di schiena

 

I principi alla base del movimento devono guidare l’analisi delle richieste dei gesti motori e indirizzare le scelte dei tecnici nella selezione degli esercizi volti a migliorare la performance. L’ottimizzazione di ognuno dei principi sopra enunciati richiede la conoscenza del movimento sotto differenti prospettive, prima di tutto quella biomeccanica.

Saper riconoscere i piani di applicazione dei vari principi, conoscere la direzione del movimento sul piano, le articolazioni e le forze applicate in gioco, sono elementi necessari all’obiettivo.

L’analisi del movimento, e la sua conoscenza ancor prima, dovrebbero essere i principi fondamentali che guidano il tecnico nella correzione del gesto e nel tentativo di ridurre il dolore nell’atleta.

Questo infatti, come abbiamo visto, è il più determinato da “punti deboli” nell’applicazione della catena dei principi; agire sul dolore, e non sulla causa, è un meccanismo che può funzionare a breve termine, in acuto, ma che non porta a benefici in quanto probabilmente ne determinerà una successiva ricomparsa.

 

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