Il monitoraggio low cost del traning load

Monitorare il training load è importante per ottenere dai propri atleti prestazioni ottimali e gestire la programmazione settimanale di lavoro
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Monitorare il training load giornaliero, settimanale e mensile dei nostri giocatori è fondamentale se vogliamo ottenere le massime prestazioni, e minimizzare il rischio di infortuni.

Per farlo, esistono certamente sistemi e dispositivi costosi che ci forniscono qualsiasi parametro biochimico e fisiologico desiderato; ma in caso non potessimo utilizzarli, o non vi fossero nella nostra organizzazione le risorse economiche sufficienti ad acquistarli, come possiamo ricavare dati egualmente utili per il controllo del lavoro svolto assieme?

Prima però, facciamo un passo indietro, e definiamo il concetto di carico di allenamento, o training load.

 

Cos’è il training load?

 

Il training load, è la somma del lavoro richiesto all’atleta, o in altre parole, la serie di stress prescritti durante l’allenamento.

Inoltre, il training load può avere una risposta individuale differente, in funzione dello stimolo.

Nel calcio, e nello sport in generale, monitorare il carico cui sottoponiamo l’atleta è necessario alla programmazione a medio e lungo termine, onde evitare il rischio di infortuni e massimizzare la performance.

 

Perché monitorare il training load?

 

Monitorare il training load è necessario al fine di conoscere ciò che si fa in gara o in allenamento, ed in base ad esso pianificare. Allo stesso tempo, conoscere il carico ci permette di analizzare i microcicli e decidere quali di essi siano di “carico” e quali di “scarico”.

In tal modo, è possibile strutturare al meglio ogni sessione di allenamento ed eventualmente aggiungere/rimuovere del lavoro all’atleta.

Inoltre, non da sottovalutare, conoscere il carico di allenamento, lo stato di recupero, valutare il dolore muscolare sono fondamentali per avere atleti ben predisposti ad allenarsi.

 

Cosa monitoriamo con il training load

 

Quando parliamo di carico di allenamento, dobbiamo in realtà distinguere due fattori principali:

  • Carico esterno
  • Carico interno

Il primo, che corrisponde alla somma degli esercizi proposti all’atleta, e quindi alla qualità, quantità e organizzazione dell’allenamento. Il carico interno invece, corrisponde a come questo lavoro viene “percepito” dal giocatore; è influenzato da caratteristiche individuali, stato di allenamento, stato psicologico, salute, alimentazione, genetica, ambiente.

 

Monitorare la fatica

 

Senza entrare troppo nello specifico di ciò che si intende per “fatica”, e per cui rimando all’articolo ad essa dedicato, esistono differenti sistemi “low cost”, o a costo zero, per farsi un’idea di come lo stimolo di allenamento viene percepito dai nostri atleti, e quale sia quindi, il training load.

Allo stesso tempo, è possibile ottenere una misura dello stato di percezione del recupero, e del dolore.

Vediamo nei seguenti paragrafi quali sono, come si strutturano, ed i vantaggi e svantaggi dei metodi in questione.

 

Scala di Borg

La RPE (Rating of Perceived Exertion) sviluppata dal ricercatore svedese Gunnar Borg, è uno strumento usato ormai da molti anni per valutare il training load.

La scala è una misura psicobiologica utilizzata per il monitoraggio del carico interno delle sessioni di allenamento grazie ad una scala numerica, analogico e visiva proposta in maniera individuale ad ogni atleta.

Il soggetto intervistato deve rispondere ad una semplice domanda: quanto è stato faticoso il tuo allenamento? Esistono differenti versioni di questa scala, la più comune va da un range 0-10.

 

Scala di Borg RPE

 

In questa “variante”, il soggetto si muove tra un numero maggiore di possibilità di scelta. Questa scala è più usata negli sport di endurance per la valutazione del training load interno. Ciò è dovuto all’elevata correlazione tra la scala stessa e la frequenza cardiaca.

Una scala Borg RPE 6 corrisponde ad una frequenza cardiaca di 60 battiti/min circa negli adulti, 8 ad 80 e così via..

 

 

 

 

Scala di Borg CR100

 

Questa alternativa contiene un intervallo che va da 1-100, offrendo all’individuo maggiori possibilità di esprimere il proprio sforzo percepito.

Il CR100 è un metodo valido e affidabile per la percezione dello sforzo, ma deve ancora essere dimostrato se fornisca o meno una misura realmente più sensibile del carico di allenamento rispetto alla scala CR10.

I vantaggi, in teoria, risiedono nella possibilità di avere una scelta esatta del valore della fatica, mentre tra gli svantaggi una maggiore possibilità di sovra o sottostimarne il valore.

 

 

 

Un consiglio sul monitoraggio del training load

 

  • Selezionare tra le scale proposta lo strumento con cui si ha più dimestichezza e si riesce a fare un analisi poi efficace
  • Istruire bene i giocatori, nel periodo di familiarizzazione, e continuare a dare feedback sul corretto uso della scala
  • Incrociare le variabili del carico interno se si possiedono i cardiofrequenzimetri con la scala e poi controllare anche il carico esterno con i GPS.

 

Metodo Edwards

 

Il metodo Edwards per il training load si basa sulla frequenza cardiaca ed è stato utilizzato da Foster et al. per validare la RPE-TL. Esso misura il prodotto della durata dell’allenamento (in minuti) in 5 diverse zone di frequenza cardiaca, con un coefficiente relativo ad ogni zona, e la somma finale dei risultati.

E’ necessario prima individuare la FCmax dei nostri atleti. Il primo ad applicare l’approccio basato sull’RPE di Foster per quantificare la TL interna del calcio.

L’RPE della sessione di ogni atleta è stata raccolta circa 30 minuti dopo ogni allenamento.

 

Valutazione del dolore: VAS scale

 

La scala VAS è una scala psicometrica analogica che è stata descritta nel 1969 da Aitken per la valutazione soggettiva di sensazioni, ma è stata ancora usata prima da Hayes e Patterson nel 1921. Questa è una delle più utilizzate in ambito sportivo per il training load interno. E’ stata utilizzata per la misurazione del dolore percepito, successivamente è stata validata e impiegata anche per la misura della dispnea.

L’atleta viene invitato a porre un segno nel punto della linea in cui colloca l’intensità del sintomo percepito nel momento in cui viene indagato. La scala valuta direttamente il sintomo e può essere utilizzata in diverse situazioni.

E’ utilizzata a riposo per valutare la presenza di dolore; durante esercizio fisico per quantificare l’intensità della fatica muscolare percepita. La scala non presenta problemi relativi alla sicurezza del soggetto da esaminare ma deve essere somministrata assicurandosi che vi sia stato un adeguato addestramento al suo utilizzo e siano state comprese le istruzioni illustrate.

 

NRS scale

 

La Scala di Valutazione Numerica (NRS) ha il vantaggio di non richiedere, per il suo utilizzo, alcun supporto cartaceo e valuta l’intensità del dolore da 0 (nessun dolore) a 10 (il dolore più terribile che si possa immaginare).

E’ molto facile da utilizzare si può richiedere anche a voce.

 

Pain scale

 

La Facies Pain Scale (FPS) utilizza l’associazione delle facce stilizzate mimicamente espressive con numeri da 0 a 5 o anche da 0 a 10.

E’ molto intuitiva ma poco sensibile per valutare il training load.

 

Cosa altro dobbiamo monitorare?

 

Monitoraggio del training load e del dolore non sono gli unici due da svolgere nel corso dell’allenamento.

Un altro aspetto da considerare è quello del monitoraggio del recupero dell’atleta, che anche in questo caso è possibile valutare tramite scale specifiche. Vari dispositivi, e scale di valutazione, sono stati pensati inoltre per quantificare il grado di riposo dell’atleta, che sappiamo essere fondamentale sia in ottica performance che di prevenzione infortuni.

Nel webinar “Monitoraggio low cost” approfondiamo tutte queste tematiche in maniera esaustiva.

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