Dual tasking e neuroscienze nello sport

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Dopo aver introdotto il tema delle neuroscienze, i benefici e come funziona il cervello dell’atleta, oggi Michele Di Ponzio ci spiega cos’è il dual tasking.

Che valenza ha nello sport, e come è possibile migliorarlo?

 

Introduzione al dual tasking

 

Agli atleti di molti sport è richiesto di svolgere azioni molto complesse. Queste richiedono abilità motorie di alto livello, così come importanti abilità cognitive. Gli atleti abili devono alternare diverse modalità di elaborazione per poter soddisfare le complesse richieste presentate dai loro sport.

In sport come calcio, tennis e basket, i giocatori devono essere in grado di distribuire l’attenzione verso importanti segnali esterni mentre eseguono simultaneamente azioni motorie. Questi compiti multipli eseguiti contemporaneamente sono definiti in ambito scientifico dual-tasking. Ciò significa, in sostanza, compiti doppi.

Il dual-tasking è alla base di molti sport. Si configura quindi come una prerogativa per l’atleta l’essere in grado di maneggiare i dual-tasking e portarli a termine con un alto di livello di prestazione.

 

Dual tasking: la teoria del doppio processo

 

La teoria del doppio processo spiega l’abilità delle persone di svolgere più compiti contemporaneamente. Secondo questa teoria, il comportamento umano è controllato da due sistemi di processamento delle informazioni:

  • automatico
  • controllato

 

I sistemi automatico e controllato

 

l sistema automatico è veloce e autonomo. Si basa su abitudini e schemi già acquisiti e automatizzati che non richiedono più il controllo cosciente. Si tratta di un processamento procedurale. Esso viene attivato da trigger esterni. Il sistema controllato invece si impone sulle abitudini. Si tratta, in questo caso, di un processamento lento. Esso attiva la memoria di lavoro, e richiede il mantenimento di alcune informazioni in mente e il loro processamento attivo, così come richiede un alto livello di controllo attentivo.

 

Il controllo attentivo nel dual tasking

 

Il controllo attentivo in realtà riguarda entrambi i processi, sia quello automatico che quello controllato. Tuttavia, nel primo caso, ha il fine di assicurarsi che nulla vada storto nell’attuazione procedurale e automatica di un’azione.

Nel secondo caso, invece, il controllo attentivo serve a verificare le nuove informazioni e a filtrarle così da fornire nuove indicazioni per lo svolgimento di un’azione. Dunque, sebbene presente in entrambi i casi, nel primo le risorse attentive coinvolte sono minori che nel secondo caso.

L’elaborazione di tipo 1 non è adatta ad affrontare problemi nuovi. L’elaborazione di tipo 2, invece, è ben equipaggiata per affrontare problemi nuovi, anche se richiede tempo e impegno non sempre disponibili. Ciononostante, senza l’elaborazione di tipo 2, gli esseri umani non sarebbero in grado di affrontare situazioni o problemi a cui non sono abituati. Un altro esempio sono le situazioni in cui le loro azioni andrebbero adattate alle nuove richieste dell’ambiente. Ciò avviene spesso in ambito sportivo e qui si inserisce il concetto di dual tasking.

 

Il dual tasking nello sport

 

Parliamo di dual tasking nello sport. In una partita di calcio, un giocatore che ha ricevuto il pallone realizza che un suo compagno è in una buona posizione e decide di passargli la palla. L’esecuzione del gesto motorio atto al passaggio viene eseguito in maniera automatica, con un relativo coinvolgimento attentivo. Ciò perché l’atto del passaggio è ormai automatizzato nel cervello del giocatore.

Tuttavia, contemporaneamente, il giocatore deve valutare se, mentre effettua il passaggio, le condizioni in campo variano. Ad esempio la posizione degli avversari può ostruire la via del passaggio o il compagno, nel frattempo, è finito in fuorigioco.

Essere in grado di cogliere queste informazioni è essenziale alla riuscita finale dell’esecuzione del passaggio. Infatti potrebbe richieder di dover adattare e modificare il gesto motorio o finalizzarlo diversamente. Questo tipo di compito richiede un processamento del secondo tipo, con una difficoltà e un costo cognitivo molto maggiore. Cominciamo a comprendere il significato di dual tasking?

 

Dual tasking e processamento di 1° tipo 

 

Durante gli anni di formazione di un giovane atleta, si lavora molto sull’automatizzazione dei gesti motori. Infatti, l’ipotesi è che le richieste cognitive diminuiscano con la pratica continua, rendendone l’esecuzione più facile.

Con l’aumento del livello di abilità, le informazioni vengono ristrutturate in un diverso tipo di rappresentazione neurale dell’abilità. Questo di solito viene definito schema. Il recupero della conoscenza procedurale non richiede la stessa quantità di controllo attentivo richiesto da una conoscenza in fase di acquisizione.

Coerentemente, l’esecuzione di un’abilità acquisita si basa maggiormente sull’elaborazione di tipo 1 e meno su quella di tipo 2. Per questo motivo, un giocatore di calcio molto allenato non ha bisogno di prestare attenzione all’esecuzione del dribbling. Ciò gli permette di utilizzare le risorse attentive liberate per altri aspetti dello sport, come la ricerca di compagni liberi.

Nonostante l’importanza dell’elaborazione di tipo 1 nello sport e nei contesti legati all’esercizio fisico, l’elaborazione di tipo 2 è necessaria e utile per le prestazioni sportive.

 

L’elaborazione di tipo 2

 

Un’eccessiva enfasi sull’elaborazione di tipo 1 nello sport rischia di non essere in grado di rendere conto della natura flessibile e dinamica dell’elaborazione attenzionale. Ad esempio, gli sciatori esperti assegnano deliberatamente l’attenzione all’esecuzione dell’abilità per identificare le caratteristiche del movimento che richiedono un aggiustamento.  Ciò evidenzia l’interazione dinamica tra l’elaborazione autonoma di tipo 1 e quella intenzionale di tipo 2.

Le persone hanno bisogno di un’elaborazione di tipo 2 anche quando la situazione richiede un comportamento diverso da quello a cui si è abituati. Ciò avviene anche quando il gesto motorio programmato non è più appropriato.

Per fornire un esempio sportivo, un difensore di calcio prevede che un giocatore faccia una finta verso l’esterno per poi tagliare verso il centro del campo, e quindi si posiziona di conseguenza. In questo caso, l’attaccante avrà bisogno di un’elaborazione di tipo 2 per adattare il suo comportamento alle esigenze della situazione e non affidarsi al suo comportamento abituale di tagliare verso il centro. Ancora un altro passo per comprendere il dual tasking.

 

 

Processi cognitivi e neurali del dual tasking

 

Nel dual-tasking abbiamo prototipicamente dei task che coinvolgono le funzioni esecutive. Parliamo delle funzioni che riguardano il controllo attentivo, l’inibizione della risposta, la memoria di lavoro, la presa di decisioni e la pianificazione di un’azione. Le funzioni esecutive sono principalmente riferibili all’attività di circuiti neurali posti nelle aree prefrontali. In realtà abbiamo anche un coinvolgimento del lobo parietale. Parliamo quindi di un’attività cognitiva di ordine superiore.

Un’azione automatica di tipo procedurale non coinvolge, se non minimamente, le funzioni esecutive. Essa ha dunque un costo cognitivo molto ridotto. Invece, un processamento di secondo tipo coinvolge in maniera sostanziale le funzioni esecutive e in maniera principale il controllo attentivo e la memoria di lavoro. Per controllo attentivo ci riferiamo all’assegnazione di risorse attentive verso stimoli interni o esterni finalizzata a un obiettivo. La memoria di lavoro, invece, fa riferimento a quei processi che coinvolgono il controllo, la regolazione e il mantenimento attivo di informazioni rilevanti per lo svolgimento di un compito.

Quando il comportamento abituale attivato (processo di tipo 1) non è più appropriato in una determinata situazione, la memoria di lavoro è necessaria per modulare le nuove informazioni (processo di tipo 2). In tal modo, possiamo attivare ulteriori rappresentazioni (di altri gesti motori) o inibire quelle attivate. In questo processo, viene anche coinvolta la corteccia supplementare motoria. Questa lavora al controllo esecutivo, ossia nelle operazioni richieste quando bisogna cambiare il programma motorio.

 

Calcio e dual tasking

 

Torniamo all’esempio di inizio articolo e spieghiamo il concetto di dual tasking. Affermiamo che l’atleta si renda conto di nuove informazioni rilevanti al completamento di un passaggio a un suo compagno, come ad esempio la marcatura da parte di un avversario. Sarebbe necessario inibire quel tipo di risposta e programmarne una nuova, prendendo una nuova decisione.

Questo meccanismo è possibile in primis grazie a un livello attentivo alto. Questo ci permette di riconoscere segnali rilevanti esterni. Dopodiché è necessario che la memoria di lavoro trattenga queste informazioni disponibili il tempo necessario a coinvolgere altri tipi di funzioni esecutive. Abbiamo infatti parlato di inibizione della risposta e presa di decisione rispetto alla nuova azione da dover compiere.

 

Differenze individuali 

 

Il dual-tasking è una delle abilità che maggiormente determina l’ampiezza della forbice tra giocatori di alto livello e principianti. Infatti, spesso si sente dire durante le telecronache che i grandi giocatori sembrano avere “gli occhi dietro la testa”. Essi possono svolgere un’azione e al tempo stesso tenere sottocchio tutto quello che succede in campo. Inoltre sanno utilizzare quelle informazioni per informare le loro decisioni e migliorare la loro prestazione.

Studi che hanno comparato la prestazione di atleti d’élite e novizi nel dual-tasking hanno dimostrato come il costo cognitivo e energetico del dual-tasking negli esperti siano minori. Al tempo stesso si è visto che gli esperti hanno una capacità della memoria di lavoro più alta e processi di controllo attentivo più efficienti.

 

 

Allenare il dual tasking

 

Dunque, atleti con migliori capacità attentive e migliore memoria di lavoro sono più bravi nell’estrarre indizi rilevanti dall’ambiente al fine di informare le loro scelte tattiche e al fine di adattare i loro schemi abituali alle continue richieste dell’ambiente. Risulta quindi fondamentale riuscire ad allenare queste capacità, cosa che è possibile fare.

Ammesso un gesto motorio ben automatizzato, per migliorare la performance nel dual tasking bisogna migliorare la discriminazione e la selezione delle informazioni rilevanti. Ciò è possibile fornendo strategie all’atleta per comprendere quali informazioni sono rilevanti e quali no. È importante considerare che maggiore è la comprensione delle dinamiche del gioco più facile sarà questo compito.

Dopodiché, ci si può allenare in situazioni simili a quelle di gara, dove il gesto motorio dovrà essere finalizzato a elementi che cambiano nell’ambiente. In questo senso, si può chiedere all’atleta di compiere un gesto motorio, la cui esecuzione dovrà modificarsi (in un modo la cui scelta spetta all’atleta stesso) quando l’allenatore solleva un birillo di un determinato colore. In questo modo, si allenerà un particolar tipo di funzione esecutiva, chiamata set shifting. A tal proposito, sono utili anche strumenti che possano portare a migliorare abilità specifiche correlate all’esecuzione di dual-task, come nel caso del SensoBuzz.

Per il miglioramento specifico delle abilità cognitive correlate alla prestazione sportiva si può e si deve lavorare in campo. Bisogna considerare che alcuni aspetti richiedono per la strutturazione di esercizi adatti un team multidisciplinare, nel quale ci sia la figura di un esperto del funzionamento cognitivo e neurale, come il neuroscienziato dello sport.

 

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