Stress: la “pressione” nello sport serve?

A cosa serve il pressure training e come può questo insieme di strategie migliorare la gestione dello stress degli atleti?
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Lo sport di alto livello è certamente fonte di stress per un atleta. Gli stressor potenziali sono molti, e possono essere legati alla performance, all’organizzazione, e di tipo personale.

Sappiamo bene che lo stress è in grado di ridurre le performance ed è un potenziale fattore di rischio di infortunio sul lungo termine. La salute mentale e lo stress management hanno catturato l’attenzione della comunità scientifica negli ultimi anni.

In questo articolo, sintetizziamo e elaboriamo le conclusioni di una review del 2024, “Pressure makes diamonds? A narrative review on the application of pressure training in high-performance sports”.

 

Cos’è il pressure training

 

Lo stress management e gli interventi di coping hanno costituito un aspetto centrale della psicologia sportiva. Un particolare tipo di intervento che ha cominciato a guadagnare l’interesse negli ultimi anni è l’utilizzo del “pressure training” (PT).

L’obiettivo di questa strategia è di migliorare la gestione dello stress e l’abilità di agire sotto pressione, stimolando questa situazione in maniera deliberata attraverso la pratica.

 

Stress management: novità o vecchia storia?

 

L’idea che l’atleta possa beneficiare di esperienze stressanti non è nuova nello sport. Una crescente quantità di ricerca ha dimostrato che affrontare esperienze avverse o sfidanti può aumentare la crescita in più domini interpersonali e intrapersonali.

I potenziali benefici delle esperienze impegnative si possono sfruttare esponendo regolarmente gli atleti a fattori di stress relativamente piccoli e adeguati allo sviluppo.

Il concetto di PT è anche radicato negli interventi cognitivo- comportamentali tradizionali, come la desensibilizzazione sistematica e il training di inoculazione dello stress.

 

Le prime ricerche sul PT

 

Diverse revisioni sistematiche e meta-analisi hanno già dimostrato l’efficacia del PT per migliorare le prestazioni nello sport e in altri ambiti.

Sebbene abbiano consolidato in modo significativo la letteratura esistente, concentrandosi sulla prestazione come risultato primario del PT, queste revisioni non hanno affrontato direttamente i meccanismi del PT o altre potenziali funzioni del PT in relazione allo sviluppo psicologico o psicosociale.

In altre parole, è necessario esaminare ulteriormente il processo di PT, ma i risultati sono promettenti. Tuttavia, gli studiosi hanno osservato che un‘implementazione sconsiderata o inefficace del pressure training potrebbe portare a un ambiente di pratica malsano e persino abusivo.

 

Cos’è realmente il pressure training?

 

Nella letteratura di psicologia dello sport, il PT è stato presentato in molte forme diverse e con nomi diversi, tra cui:

  • induzione della pressione
  • acclimatazione alla pressione
  • simulazione o esposizione allo stress

Le modalità di applicazione e l’ampiezza di raggio delle azioni intraprese è abbastanza eterogeneo. Non esiste quindi un approccio unico al pressure training. Tuttavia, esistono alcune aree di convergenza tra le diverse forme.

 

I punti in comune

 

Prima di tutto, gli interventi includono generalmente una manipolazione mirata dell’ambiente di allenamento con l’intento di esporre gli atleti a livelli di pressione maggiori.

In letteratura, la pressione è tipicamente definita in linea con Baumeister, che la descrive come “qualsiasi fattore o combinazione di fattori che aumentano l’importanza di una buona prestazione in una particolare occasione”.

Tuttavia, alcuni autori hanno sostenuto che non è la pressione (cioè l’importanza di dare il meglio di sé) in sé e per sé, ma piuttosto la successiva risposta allo stress, derivante da una valutazione soggettiva della situazione, a influenzare negativamente il funzionamento di un atleta.

 

Come applicare lo stress?

 

Il PT, quindi, comporta la manipolazione dell’ambiente di allenamento con l’intento di evocare una risposta di stress negli atleti.

Oudejans e Pijpers hanno considerato la presenza di almeno una lieve ansia, che può essere considerata una risposta emotiva allo stress, come una proprietà chiave del PT efficace.

Inoltre, il PT dovrebbe includere tipicamente anche una componente di pratica fisica. Alcuni autori l’hanno descritta come un modo per “familiarizzare” o “acclimatare” gli atleti all’aumento della pressione.

 

Lo stress fine a se stesso non è sufficiente?

 

Gli stessi autori hanno dimostrato che l’esposizione di stimoli stressanti fini a se stessi, o da soli, non è sufficiente a migliorare la performance in condizioni di elevata pressione.

Solo se gli atleti eseguivano un determinato compito in condizioni di stress, le prestazioni su quel compito specifico aumentavano. Per cui lo stimolo dev’essere specifico.

In questo modo, il PT non si limita ad allenare la capacità di affrontare l’ansia, ma allena la capacità di affrontarla mentre si eseguono abilità o si prendono decisioni.

 

Due approcci “principali”

 

Sembra che si possano distinguere due approcci generali per quanto riguarda i compiti attorno ai quali viene organizzato il PT.

Un primo approccio ha considerato la PT specificamente come un mezzo per ridurre lo stress in un compito specifico dello sport.

Invece, alcuni studi sembrano considerare il pressure training come un intervento più ampio di gestione dello stress, volto ad aiutare gli atleti a far fronte a una gamma più ampia di fattori di stress diversi e talvolta inaspettati.

Da questo punto di vista, il PT può aiutare gli atleti e le squadre a familiarizzare e a gestire una gamma più ampia di fattori di stress, compresi quelli organizzativi.

 

Ma a cosa serve il pressure training?

 

La ricerca ha indicato diverse funzioni psicologiche o psicosociali che possono essere raggiunte utilizzando la PT.

Questi possono essere considerati meccanismi potenziali alla base di risultati positivi in termini di prestazioni o di risultati desiderati di per sé.

I miglioramenti nella gestione dello stress da parte degli atleti possono racchiudersi all’interno dei seguenti aspetti:

  • rinforzo delle caratteristiche psicologiche
  • padroneggiare le abilità di coping
  • aumento della confidence
  • riduzione del senso di soffocamento
  • aumento della consapevolezza
  • miglioramento del funzionamento del team

 

Considerazioni chiave per l’implementazione

 

Allenatori e professionisti possono utilizzare una vasta gamma di manipolazioni dell’allenamento, sia in isolamento che combinate, per aumentare lo stress durante l’allenamento. Tuttavia, al fine di evitare comportamenti potenzialmente abusivi durante la pratica, l’implementazione del Pressure Training (PT) dovrebbe sempre essere progettata con cura, in modo strategico e, ove possibile, in maniera personalizzata.

In primo luogo, allenatori e professionisti devono considerare attentamente quanto il contesto del PT rifletta il contesto di prestazione reale. Il PT “deve essere progettato per affrontare i componenti specifici dello stress e del compito che è probabile si incontrino.

La maggior parte delle ricerche ha studiato il PT in relazione a compiti di abilità chiusa ben definiti e prevedibili. Tuttavia, le evidenze suggeriscono che il PT può essere ugualmente efficace per compiti di abilità aperta più dinamici.

 

Individualizzare lo stress

 

Durante la progettazione del PT, è anche importante considerare che non tutte le strategie aumentano la pressione nello stesso modo. Stoker et al. hanno scoperto che manipolare le conseguenze (ad esempio, penalità e ricompense, giudizio sociale) tende ad aumentare sia gli indicatori di ansia auto-riportati sia quelli fisiologici più delle strategie volte ad aumentare le richieste del compito.

La selezione e la progettazione attente delle manipolazioni pratiche appropriate sono cruciali per garantire che la pressione sia sufficientemente alta per ottenere i benefici del PT. E’ importante tuttavia che non siano cosi alte da impedire all’atleta di superare lo stress e rendere l’allenamento dannoso. Allo stesso tempo, è chiaro che le esperienze emotive di certe situazioni di competizione non possano mai essere completamente simulate in allenamento.

Prmettere agli atleti di definire autonomamente i fattori di stress può portare alla progettazione di manipolazioni della pressione più significative e migliorare l’autonomia e l’accettazione. Pertanto, allenatori e professionisti dovrebbero considerare come il coinvolgimento degli atleti nella progettazione di queste strategie potrebbe effettivamente ridurre lo stress percepito.

Fondamentale è che durante l’intervento gli atleti sperimentino un senso di controllo sulla loro situazione, o almeno sulle proprie reazioni, per evitare di sviluppare impotenza appresa e comportamenti di evitamento.

 

Articolo a cura di

Alessandro Lonero

Laureato in Scienze Motorie, Scienze della Nutrizione Umana e Socio Co-fondatore di PerformanceLab.

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