Il controllo inibitorio nello sport

Cosa si intende per controllo inibitorio? In che modo le neuroscienze studiano questo fenomeno applicato allo sport?
Banner Orizzontale

Il controllo inibitorio è una funzione esecutiva chiave, strettamente e bi-direzionalmente correlata alla pratica sportiva. Essa si riferisce al meccanismo di controllo cognitivo che regola l’attenzione e il comportamento durante le interferenze interne ed esterne.

Un maggiore controllo inibitorio è stato associato a un potenziale successo nello sport. Infatti, può facilitare l’adattamento a situazioni nuove o mutevoli che spesso si verificano in scenari sportivi complessi.

Sebbene il controllo inibitorio sia simile ad altri processi di autoregolazione, come l’autocontrollo, sono state notate importanti distinzioni tra questi concetti. Ad esempio, le misure di autocontrollo catturano le tendenze generali di più aree di comportamento che dipendono dalle risorse disponibili di un individuo. Invece, i compiti di controllo inibitorio tendono a valutare le prestazioni massime all’interno di contesti specifici.

 

 

Il controllo inibitorio: una definizione operativa

 

Tra tutti i processi cognitivi, esistono funzioni cognitive di ordine superiore, note come funzioni esecutive. Queste sono responsabili della selezione, dell’organizzazione, del coordinamento e del monitoraggio delle operazioni più complesse e dirette agli obiettivi. La letteratura stabilisce tre funzioni esecutive fondamentali:

  • controllo inibitorio
  • memoria di lavoro
  • flessibilità cognitiva

Il controllo inibitorio comporta la soppressione cognitiva e/o motoria di azioni inappropriate alla situazione e il conseguente mantenimento di un’attenzione flessibile e orientata all’obiettivo in ambienti mutevoli. Il controllo inibitorio rappresenta una componente centrale della cognizione. Infatti richiede la capacità di rimanere concentrati, di non avviare comportamenti inappropriati derivanti da stimoli distraenti e di sopprimere risposte non più necessarie.

 

Come si manifesta 

 

Esistono diverse manifestazioni della risposta inibitoria:

  • l’esecuzione della risposta contro stimoli distraenti – chiamata anche controllo dell’interferenza
  • il non iniziare alcuna risposta – controllo dell’impulso
  • o l’interrompere una risposta già iniziata – soppressione della risposta

 

Controllo inibitorio e performance: quale legame?

 

Le neuroscienze hanno esplorato ampiamente il legame tra controllo inibitorio e prestazioni sportive. Alcune ricerche recenti hanno suggerito che il controllo inibitorio sostiene i processi decisionali durante l’esercizio autoregolato e, di conseguenza, migliora le prestazioni sportive.

Negli sport di corsa, ad esempio, esiste un’associazione positiva tra il controllo inibitorio e la prestazione sportiva, che può essere spiegata dal fatto che un’efficace autoregolazione della prestazione di resistenza dipende dall’attenzione diretta all’obiettivo e dall’inibizione degli stimoli concorrenti, della distrazione ambientale e della risposta predominante di riduzione della velocità di corsa quando l’atleta è molto affaticato.

 

L’esempio degli sport di squadra 

 

In altri ambiti sportivi come il calcio, i calciatori che hanno dimostrato una migliore performance tattica hanno presentato un controllo inibitorio più elevato.

Questi risultati supportano l’idea che il controllo inibitorio svolga un ruolo importante nei processi percettivo-cognitivi legati al processo decisionale tattico. Gli atleti devono elaborare una grande quantità di informazioni esterne e prendere decisioni appropriate in un periodo di tempo molto breve, circondati da un ambiente in rapido cambiamento.

Inoltre, il controllo inibitorio e altre funzioni esecutive hanno dimostrato un valore predittivo per diversi indicatori di prestazione in diverse scenari sportivi. Pensiamo ad esempio alle prestazioni di tiro, il numero di gol segnati, il numero di assist o la classifica di gara dei giocatori. In questi studi, una maggiore prestazione del controllo inibitorio è stata correlata a un migliore successo sportivo.

 

Differenze tra atleti e non 

 

Le funzioni esecutive regolano i pensieri e le azioni. Per cui esse sono necessarie per ottenere prestazioni sportive elevate. Di conseguenza, ci si aspettano – e sono state riscontrate – differenze tra i livelli di competenza nel controllo inibitorio.

Gli studi hanno tipicamente riportato un maggiore controllo inibitorio nei gruppi di esperti rispetto a quelli di dilettanti. Nello specifico, una ricerca che ha esaminato le differenze di controllo inibitorio negli atleti d’élite e nei non atleti ha riscontrato che gli atleti d’élite hanno mostrato un maggiore controllo inibitorio proattivo e reattivo. Questi riguardano rispettivamente un processo di tipo precoce, o di contenimento strategico, in preparazione all’arresto, e tardivo, di correzione del processo che porta a un arresto effettivo).

Negli atleti esperti il maggior controllo inibitorio è direttamente associato a una migliore prestazione e a un ridotto numero di errori. Infatti, in uno studio effettuato con giocatori di basket, di fronte a una decelerazione inaspettata della palla, i giocatori di baseball d’élite avevano un numero di risposte errate minore rispetto a giocati di basket amatoriali.

 

Differenze tra sport

 

Gli atleti che praticano sport di abilità aperti possono sviluppare una maggiore flessibilità nell’attenzione visiva, nel processo decisionale e nell’esecuzione delle azioni, rispetto agli atleti che praticano sport di abilità chiusi. Ad esempio, uno studio ha mostrato che la capacità di inibire le risposte era maggiore in giocatori di tennis rispetto ai nuotatori. Nonostante ciò, entrambi i gruppi condividevano simili livelli stimati di idoneità aerobica.  La causa è legata alle diverse serie di richieste cognitive o motorie acquisite dagli atleti nelle diverse categorie di sport.

È possibile che gli individui con una migliore capacità di controllo inibitorio siano più propensi a perseguire o ad avere successo negli sport in cui ciò è presumibilmente vantaggioso, come il tennis. Gli sport che comportano richieste altamente cognitive possono sviluppare un controllo inibitorio superiore rispetto agli sport in cui l’ambiente di allenamento è altamente coerente, prevedibile e auto-ritmato per i giocatori.

In effetti, questi atleti devono elaborare informazioni in un ambiente in rapido cambiamento e imprevedibile. Ciò potrebbe portare a prestazioni superiori di azioni intercettive, coordinazione occhio-mano e percezione-azione o migliorare l’inibizione di movimenti inappropriati o la selezione della risposta.

 

La scienza del controllo inibitorio

 

L’inibizione di pensieri, azioni ed emozioni indesiderate ha un ruolo centrale non solo nello sport ma nella nostra vita quotidiana. La corteccia prefrontale (PFC) è una fonte di questo controllo inibitorio. Le neuroscienze hanno mostrato che ciò che chiamiamo “inibizione” a livello funzionale è in realtà servito da almeno due tipi distinti di meccanismi neurali:

 

  • globale mirata
  • competitiva indiretta

 

L’inibizione globale mirata e quella competitiva

 

L’inibizione globale mirata porta a uno spegnimento globale delle regioni associate a un movimento, pensiero o emozione.

Mentre nell’inibizione competitiva, piuttosto che rappresentare “Non fare X”, le regioni prefrontali forniscono un supporto alle rappresentazioni relative a “Fai Y”. Di conseguenza, le rappresentazioni alternative vengono inibite, per via di una amplificazione dell’attività delle rappresentazioni più attive.

Nonostante esista la distinzione tra inibizione globale diretta e inibizione competitiva, esse non si escludono a vicenda e possono lavorare di concerto. Ad ogni modo, l’esistenza di una forma di inibizione che non lavora solo in negativo (“Non fare X”), ci permette di capire come poter migliorare il nostro controllo inibitorio e cosa poter suggerire agli atleti durante gli allenamenti. Infatti, per “non fare X” efficacemente bisogna che nel cervello sia stata attivata una rappresentazione (cioè un’idea) relativa a cosa dover fare in alternativa.

 

 

Due compiti di controllo inibitorio: il go/no-go e lo stop-signal

 

Il compito Go/No-Go e lo Stop Signal Task comportano entrambi un processo di “go” (in cui l’atleta effettua una risposta) e un processo di “stop” (in cui l’atleta deve inibirla). Tuttavia, essi misurano ed elicitano due tipi diversi di controllo inibitorio.

In un compito Go/No-Go, alcuni stimoli sono regolarmente associati a una risposta “go” e altri stimoli si associano a una risposta “no-go”. In questo caso, si attiva la capacità di controllo dell’impulso. Nello stop signal, invece, tutti gli stimoli sono associati a una risposta “vai”.

Tuttavia, si presenta anche un segnale di “stop” dopo la presentazione dello stimolo “vai”, in genere una volta iniziato il movimento fisico. In questo caso si attiva la capacità di soppressione della risposta. Quest’ultimo compito si applica facilmente a sport interattivi e reattivi che richiedono un controllo inibitorio basato su azioni avversarie spesso imprevedibili. Ad esempio, i giocatori di calcio spesso identificano un passaggio e poi devono sopprimere rapidamente questa azione motoria (ad esempio, quando un compagno di squadra è chiuso da un giocatore avversario).

Questi due compiti si possono utilizzare nella pratica sportiva quotidiana dai coach. Ad esempio, per valutare le capacità inibitorie dei propri atleti, misurando i tempi di reazione e la percentuale di risposte corrette e di risposte errate. Inoltre, si adattano a situazioni di allenamento ed essere usati per migliorare le così fondamentali capacità inibitorie degli atleti.

 

Vuoi migliorare le performance dei tuoi atleti?

 

Scopri la TV di PerformanceLab, clicca qui per scoprire tutti i contenuti!

Banner Orizzontale
Banner Verticale

Altri correlati: