Autoefficacia nello sport: descrizione, vantaggi ed intervento

L'autoefficacia è la percezione che una persona ha delle sue capacità di compiere con successo un dato compito.
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Spesso ci sentiamo dire che, a parità di capacità tecniche, vince l’atleta che ha maggior controllo, con maggior determinazione a anche maggior autoefficacia.

Ma cos’è questa autoefficacia? Consiste solamente nella capacità di credere in se stessi?

In questo articolo analizzeremo che cos’è l’autoefficacia, quali sono i vantaggi a livello sportivo e come utilizzarla con i nostri atleti.

Che cos’è l’autoefficacia

 

I programmi di psicologia dello sport, nel corso degli anni, hanno avuto come obiettivo quello di implementare le prestazioni sportive. Secondariamente, quello di aumentare il divertimento e la soddisfazione negli atleti, ma soprattutto migliorare le convinzioni di efficacia. (Weinberg & Gould, 2007; Feltz, Short, & Sullivan, 2008).

Bandura, 1997, ci dice che il senso di autoefficacia è la percezione che una persona ha delle sue capacità di compiere con successo un dato compito.

L’autoefficacia accresce la sicurezza di sé, infatti, come ci fa notare Zinsser, 2001 esiste una correlazione diretta tra elevati livelli di sicurezza in sé e successi nelle prestazioni sportive.

Cosa significa essere sicuri di sé? E’ autoefficacia?

 

Sono molti i meccanismi attraverso i quali le convinzioni di autoefficacia influenzano positivamente l’autoregolazione e il successo dell’atleta (Bandura, 1997; Feltz, Short, e Sullivan, 2008).

Frasi come ”sono bravo”, ”darò il massimo”, ”ho le capacità giuste” bastano?

Gli atleti più sicuri della propria efficacia sono più concentrati, più attenti a quello che avviene in gara o in allenamento, subiscono meno lo stress, tollerano meno fatica, dolore e recuperano più in fretta dagli infortuni.

L’atleta che non crede in se stesso….

Con Elena Cernuschi, psicologa e Autrice del Webinar sull’Autoefficacia nello Sport, abbiamo visto il Caso Studio di Giulia.

Giulia da anni pratica basket con passione. Ultimamente, però, la frequenza di successo dei suoi tiri liberi è calata dall’87% al 50% e con la nuova stagione Giulia sente una forte pressione: non si sente più efficace e teme di compromettere le sorti della sua squadra.

Tu come ti comporteresti da allenatore? Cosa faresti?

I vantaggi di una buona autoefficacia

 

RIO DE JANEIRO, BRAZIL – AUGUST 14: Usain Bolt of Jamaica competes in the Men’s 100 meter semifinal on Day 9 of the Rio 2016 Olympic Games at the Olympic Stadium on August 14, 2016 in Rio de Janeiro, Brazil. (Photo by Cameron Spencer/Getty Images)

Secondo Tolli & schmidt, 2008; Weinberg & Gould, 2015 avere una buona autoefficacia genera i seguenti vantaggi:

  • Aumenta la frequenza di stati emotivi piacevoli
  • Favorisce una maggiore concentrazione
  • Predispone a ingaggiarsi in obiettivi sfidanti

Per Hutchinson, Sherman, Martinovic & Tenenbaum, 2008; Weinberg, Yukelson & Jackson, 1980; Weinberg & Gould, 2015 genera questi altri vantaggi:

  • Incoraggia l’impegno e la perseveranza
  • Stimola strategie di gara vincenti
  • Rende più combattivi e resilienti

Se un atleta ha le capacità e le motivazioni per svolgere un compito, il maggiore fattore determinante la performance è la sua auto-efficacia. Bandura

Come si costruisce l’autoefficacia

 

Le Aspettative di Efficacia possono essere originate attraverso l’elaborazione cognitiva di 4 fonti principali d’informazione: esperienze di gestione efficace, esperienza vicaria, persuasione verbale e stati emotivi e fisiologici

Esperienze di gestione efficace

 

Sono le esperienze in cui una persona affronta con successo un episodio. Infatti, sono il banco di prova più eloquente per costituirla. Ovviamente le esperienze “fallimentari” la indeboliscono.

Se le persone sperimentano solo facili successi, in seguito tenderanno ad aspettarsi facili risultati e si potrebbero scoraggiare rispetto agli insuccessi. Ciò tende quindi a diminuire l’autoefficacia.

Esperienza vicaria

 

L’osservazione di modelli simili e funzionali rafforza la convinzione di possedere capacità per riuscire in situazioni analoghe. Ciò corrisponde al fatto di vedere persone simili a sé che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale.

Allo stesso modo, l’osservazione di persone che falliscono nonostante si impegnino, indebolisce il senso di efficacia e ne abbassa il livello di motivazione dell’osservatore

Persuasione verbale

 

La persuasione è il terzo mezzo capace di consolidare la convinzione delle persone di essere in possesso di ciò che occorre loro per riuscire.

Le persone che sono state convinte verbalmente di essere in possesso delle capacità necessarie per compiere efficacemente determinate attività, hanno più probabilità di portare a termine un incarico.

Nella misura in cui la persuasione migliora la fiducia in se stessi, essa promuove lo sviluppo di abilità e un ulteriore senso di autoefficacia.

Al tempo stesso, utilizzando solo la persuasione come leva motivazionale senza che ci siano i fondamenti di reali capacità dell’individuo, queste convinzioni vengono rapidamente vanificate se poi l’azione conduce a risultati deludenti.

Stati emotivi e fisiologici

 

Spesso le reazioni di stress e la tensione vengono interpretati come segnali che fanno presagire cattive prestazioni. Nelle situazioni che richiedono prestanza fisica, le persone giudicano la stanchezza, i dolori e la sofferenza come segnali negativi.

Anche l’umore entra in gioco: lo stato d’animo positivo aumenta il senso di autoefficacia e quello negativo la diminuisce.

Non è tanto la semplice intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere importante, quanto la nostra interpretazione. Per esempio, persone dotate di buon senso di autoefficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita l’azione , mentre quelle sfiduciate vivono la stessa attivazione in modo debilitante.

Come valutare l’autoefficacia

 

Con i vostri atleti la cosa importante da fare è individuare il tipo di capacità rilevanti per la sua prestazione e il livello di autoefficacia per ciascuna delle capacità rilevanti.

Costruire il profilo di autoefficacia

 

Il Coach può guidare l’atleta, secondo Weinberg & Gould, in un processo a step:

  • Introdurre il concetto di autoefficacia
  • Promuovere una riflessione sulle proprie prestazioni
  • Chiedere un’autovalutazione

Nello Step 1, Il Coach può scegliere un momento in cui approfondire il tema (es. inizio allenamento) e spiegare il concetto di autoefficacia e le influenze che ha sulla prestazione sportiva.

Nello Step 2, attraverso il dialogo con l’atleta, si può chiedere di pensare a quali capacità servono nella sua prestazione sportiva. Inoltre, il Coach deve chiedere all’atleta che cosa secondo lui generi sicurezza in nelle capacità che ha elencato.

Nello Step 3, il Coach può fornire una scheda all’atleta (o agli atleti) con una tabella: chiedere agli atleti di scrivere nella prima colonna le capacità coinvolte dal proprio sport, e nella seconda colonna di auto-valutare il proprio livello di sicurezza su quella capacità (o da 1 a 10, o in %).

Nei team o nelle società, dove è presente lo psicologo, questi step possono essere guidati da questa figura che aiuti e supporti il Coach nel dialogo con gli atleti o si sostituisca a lui in questi momenti.

Come intervenire?

 

Nel Webinar abbiamo parlato di tutte le strategie di intervento più efficaci per migliorare l’autoefficacia. Possiamo utilizzare diverse strategie di intervento che ci aiutino.

Esperienza diretta di successo

Per Weinberg & Gould, 2015, si possono scegliere allenamenti e attività che consolidino i punti di forza degli atleti e pianificare le competizioni con una difficoltà crescente, in modo che i propri atleti sperimentino, soprattutto nelle prime fasi, dei successi personali.

Esperienza vicaria

Si possono mostrare esempi e video di successi di altri atleti che l’atleta percepisce come simili a sé. Aumentare l’attenzione a ciò che osserva e stimolare la sua voglia di migliorare. Coinvolgere l’atleta, aiutandolo a focalizzare
l’attenzione sugli aspetti centrali dell’esecuzione.

Persuasione verbale

Incoraggiare l’atleta (ma solo con frasi
credibili), individuare e condividere i punti di forza dell’atleta e aiutarlo a costruirsi un dialogo interno che sottolinei le sue risorse

Esperienze immaginative

Condividere e analizzare video di gare pregresse per consolidare immagini di successo. Tirare fuori le rappresentazioni che l’atleta ha sul suo successo (come se lo immagina?) o dei ricordi dello stesso e incoraggiare l’uso delle visualizzazioni (se strutturate con lo psicologo dello sport).

Stati fisiologici

Ricordare e incentivare la cura della propria salute fisica (sonno, alimentazione etc.). Preparare ai segnali corporei dell’attivazione (battito accelerato, sudorazione, muscoli tesi) e normalizzarli. Incoraggiare all’uso di tecniche di allenamento mentale che regolino l’attivazione.

Stati emotivi

Prestare attenzione alla dimensione ludica e del divertimento. Ridimensionare il significato negativo
dell’insuccesso. Incoraggiare all’uso di tecniche di preparazione mentale che favoriscano il benessere dell’atleta (self-talk, routine…)

Un caso studio sull’autoefficacia

 

Nel Webinar  di Elena Cernuschi abbiamo analizzato il Caso Studio di Giulia che è il tipico esempio dell’atleta che non crede in
se stesso….

Come abbiamo messo in pratica queste strategie appena elencate? Che risultati ha avuto il nostro intervento?

Se vuoi saperne di più sulla psicologia dello sport e sul ruolo che ha il coaching nel migliorare l’autoefficacia, leggi l’articolo sul nostro blog

 

Bibliografia

 

  • Aslanidou, S., & Menexes, G. (2008). Youth and the Internet: Uses and practices in the home. Computer Education, 51, 1375–1391.
  • Bandura, A. (1997). Self efficacy: The exercise of control. New York, NY: W.H. Freeman.
  • Costa, S., Livi, S. e Polani, D. (2015). Una scala per la misura delle convinzioni di efficacia personale nel tennisIl Giornale Italiano Psicologia dello Sport, num. 24, 3-8, Calzetti Mariucci Editori.
  • Feltz, D., Short, S., & Sullivan, P. (2008). Self-efficacy in sport. Champaign, IL: Human Kinetics.
  • Mamassis, G., & Doganis, G. (2004). The effects of a mental training program on juniors pre competitive anxiety, self-confidence and tennis performance. Journal of Applied Sport Psychology, 16, 118–137.
  • Militello, J., e Steca, P., (2008). Nuove scale per la misura delle convinzioni di efficacia personale e collettiva nello sport. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport2, 4-12.
  • Sheard, M., & Golby, J. (2006). Effect of psychological skills training program on swimming performance and positive psychological development. International Journal of Sport and Exercise Psychology, 4, 149–169.
  • Villani, D., Caputo, M., Balzarotti, S. & Riva, G. (2015). Enhancing self-efficacy through a blended training: A pilot study with basketball players, International Journal of Sport and Exercise Psychology.
  • Weinberg, R., & Gould, D. (2015). Foundations of sport and exercise psychology (6th ed.). Champaign, IL: Human Kinetics.
  • Zagórska, A., & Guszkowska, M. (2014). A program to support self-efficacy among athletes. Scandinavian Journal of Medicine & Science Sports, 24, e121–e128.

 

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