Neuroscienze e sport: un’introduzione

Le neuroscienze sono l'insieme degli studi scientificamente condotti sul sistema nervoso. Applicate allo sport, si occupano delle relazioni esistenti tra cervello, la sua funzionalità e le prestazioni sportive.
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Perchè le neuroscienze applicate allo sport? Allenatori e atleti sanno da decenni che, nello sport, la maggior parte del gioco è mentale. Lo afferma anche Rafael Nadal, uno dei tennisti più forti della storia e sportivo tra i più vincenti. Egli afferma che la forza mentale distingue i campioni dai quasi campioni.

Storicamente, l’aspetto mentale in ambito sportivo è stato solo basato sulla psicologia e non ha coinvolto la scienza del cervello. Tuttavia, da quando si è scoperto che il cervello può essere allenato, si sta assistendo a un cambiamento.

Le neuroscienze si stanno affermando sempre più nello sport. Questo sia come strumento di studio del cervello dell’atleta, che come mezzo per il neuro-potenziamento e il miglioramento della prestazione atletica. Introduciamo oggi l’argomento grazie a Michele Di Ponzio. 

 

Neuroscienze e sport: cosa sono le neuroscienze 

 

Le neuroscienze sono le scienze che studiano il cervello e le sue correlazioni con il comportamento. Integrano al loro interno varie discipline come la biologia, l’anatomia, la psicologia e le scienze cognitive.

Assunto base delle neuroscienze è che ciò che pensiamo, facciamo e sentiamo, abbia un substrato neurale. Questo substrato si può studiare tramite diversi strumenti, come la risonanza magnetica funzionale o l’elettroencefalogramma.

Ciò significa che anche ogni gesto motorio che compiamo è possibile grazie all’azione del nostro cervello. Perciò le scienze dello sport non possono prescindere dal richiedere l’intervento delle neuroscienze.

 

Cervello e sport: il ruolo delle neuroscienze

 

La performance atletica è strettamente legata ai meccanismi cerebrali e in ogni attività sportiva, ad alto rendimento e non, è implicato il funzionamento di tutto il cervello. Affinché un gesto motorio venga eseguito, è infatti necessario che l’area della corteccia motoria primaria che controlla un muscolo specifico si attivi. Sarà successivamente inviato un impulso elettrico al muscolo in questione, permettendo il movimento.

In questa sequenza di controllo motorio, entrano in gioco varie funzioni cognitive. Tra queste  vi sono la presa di decisione, la memoria a lungo termine, le capacità attentive e anche alcune componenti emotive.

 

Un esempio: neuroscienze e tennis 

 

Per fare un esempio, quando un tennista effettua un servizio, innanzitutto dovrà decidere come colpire la palla. Deciderà anche con che effetto e dove mandarla. Per fare ciò, si attiverà l’area prefrontale del cervello, che è l’area deputata alla presa di decisione.

Dopodiché, sarà necessario riportare alla mente il gesto motorio automatizzato del servizio, che sarà stato immagazzinato al livello dell’ippocampo. Solo dopo queste due fasi l’area motoria del cervello si attiverà e il movimento ne conseguirà. Ovviamente, la resa finale dipenderà dallo stato generale di attenzione e attivazione dell’atleta e anche dal suo stato emotivo del momento.

Ciò evidenzia come in ogni gesto motorio, che può essere osservato su un campo sportivo, solo l’ultima parte della sequenza di eventi riguarda l’area motoria. Il resto riguarda un aspetto non-motorio. Infatti sarà esclusivamente mentale o per meglio dire cerebrale. E’ necessario comprendere ed eventualmente allenare questo aspetto. Ecco, dunque, da dove deriva la necessità dell’introduzione delle neuroscienze dello sport.

 

Le neuroscienze in ambito sportivo: come si sviluppano 

 

Le neuroscienze dello sport studiano, innanzitutto, l’impatto dell’esercizio fisico sul cervello. Lo scopo è quello di scoprire i vantaggi, al livello cerebrale, del praticare sport. Ciò viene fatto sia in popolazioni sane di tutte le età, che in popolazioni cliniche. Tra queste vi sono persone con disturbi neurodegenerativi o bambini affetti da disturbi del neuro-sviluppo.

In secondo luogo, le neuroscienze dello sport si occupano di correlare le attività motorie alle funzioni cerebrali. In tal modo è possibile comprendere le basi neurali dell’attività sportiva. Un assaggio di questa funzione è stato fornito nel paragrafo precedente.

In ultimo luogo, le neuroscienze dello sport studiano quali siano i presupposti neurali dell’alta prestazione. In questo senso, il cervello di campioni dello sport viene studiato in vivo, cioè mentre è in azione. Grazie a ciò si può comprendere quali siano le caratteristiche che rendono quell’atleta così unico. Lo scopo finale è quello di sfruttare queste informazioni per definire metodi che possano ottimizzare l’efficienza neurale in altri atleti e così migliorare la loro performance.

 

I benefici dell’attività fisica

 

Il cervello cambia quando pratichiamo attività sportive. Diversi studi hanno dimostrato cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello a seguito di attività fisiche prolungate nel tempo. Hanno inoltre mostrato un miglioramento dell’umore e dello stato emotivo, anche a seguito di una sola seduta di allenamento fisico, e riduzione del livello di stress.

Nel dettaglio, si è visto come l’esercizio fisico stimoli la neuro-genesi, ossia la nascita di nuove cellule neurali, e la sinapto-genesi, ossia la formazione di nuove sinapsi. Di conseguenza, la dimensione di alcune aree cerebrali, come l’ippocampo, aumenta e il funzionamento cognitivo, nei termini di memoria e attenzione, migliora.

Inoltre, lo sport è essenziale per la preservazione del funzionamento cerebrale. Diversi studi hanno infatti evidenziato che l’attività fisica riduce il rischio di vari disturbi neurodegenerativi, come il morbo di Alzheimer, e protegge il cervello dagli effetti negativi dell’invecchiamento.

Neuroscienze dell’alta prestazione 

 

Proprio come i muscoli diventano più forti usando metodi collaudati in palestra, anche il cervello di un atleta può essere allenato. Allenare il cervello è importante quanto allenare il corpo.

Gli strumenti principali messi in campo dalle neuroscienze dello sport combinano, ad esempio, neuro-feedback e allenamento cognitivo.  Attraverso ciò è possibile ricablare e modificare il cervello, cosicché gli atleti professionisti possano sperimentare miglioramenti nella loro performance. Uno degli esempi degli arbori di un simile approccio nello sport professionistico è rappresentato dal Milan di Ancelotti. Questi, negli anni in cui vinse la Champions, utilizzava tecniche basate sulle neuroscienze.

Oltre all‘efficienza neurale, nell’alta prestazione le neuroscienze dello sport si occupano della resilienza del performer allo stress mentale. Lo scopo è trovare strumenti e tecniche che permettano all’atleta di esibire i movimenti desiderati durante la pressione della competizione.

Conclusioni

 

Le neuroscienze dello sport sono una disciplina relativamente giovane e che si basa sulla costante integrazione e innovazione tra ricerca scientifica e applicazione pratica, con l’obiettivo di innalzare il livello di prestazione degli atleti.

Infatti, a un atleta sono richiesti attributi come forza muscolare, resistenza, velocità, flessibilità, ma il principio fondamentale per la prestazione sportiva di alto livello è l’efficacia neurale.

Michele Di Ponzio. 

 

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