La fascite plantare è un disturbo ortopedico caratterizzato da infiammazione e dolore al legamento arcuato che attraversa la parte inferiore del piede e collega il tallone con la base delle dita dei piedi.
Il legamento arcuato svolge un ruolo di primaria importanza nella trasmissione del peso corporeo al piede mentre si cammina e si corre e viene sottoposto a stress in particolare durante la corsa o il salto.
In questo articolo di Francesco Mariani introduciamo gli aspetti fondamentali di questa patologia, le cause ed i possibili trattamenti.
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Un’introduzione
La fascite plantare è molto frequente negli sportivi, ma può insorgere anche nei soggetti in sovrappeso o obesi, nelle donne in gravidanza e a causa dell’utilizzo di scarpe che mettono sotto eccessivo stress il tallone e il legamento arcuato del piede.
Fino a qualche decennio fa, la comunità medica riteneva che la fascite plantare fosse una condizione infiammatoria, dovuta all’irritazione e infiammazione della fascia plantare.
Studi risalenti ormai a quasi 20 anni fa, però, hanno evidenziato che a provocare questo disturbo ortopedico è più verosimilmente una degenerazione dell’aponeurosi.
Anatomia del piede: muscoli e ossa
Per capire meglio questo disturbo che caratterizza il piede, può aiutarci andare ad analizzare la sua struttura anatomica.
I piedi sono una parte fondamentale del nostro organismo, in quanto forniscono stabilità, equilibrio e supporto. La loro struttura anatomica è piuttosto complessa, formata da diverse parti, ognuna delle quali ha una funzione specifica.
Possiamo distinguere tre sezioni principali:
- L’avampiede, che contiene le cinque dita (falangi) e cinque ossa chiamate metatarsi;
- Il mesopiede, ovvero la zona centrale del piede;
- Il retropiede, che forma il tallone e la caviglia.
Una struttura complessa
Nel piede si trovano 26 ossa, ovvero circa il 25% delle ossa presenti nel nostro corpo, e sono spesso classificate in tre gruppi: tarsali, metatarsi e falangi.
- I tarsali sono un gruppo composto da sette ossa collocate vicino alla caviglia: fanno parte di questo gruppo, ad esempio, l’astragalo e il calcagno (l’osso più grande del piede). L’astragalo si trova sulla parte superiore del piede ed è collegato alla tibia e al perone della gamba. Il calcagno, invece, si trova sotto l’astragalo e forma il tallone.
- I metatarsi sono collocati verso le dita dei piedi e aiutano a collegare le dita dei piedi alla caviglia, aiutano a stabilire l’equilibrio durante la camminata o la corsa.
- Le falangi sono le ossa che compongono le dita dei piedi: sono 14, due per ogni alluce e tre in ciascun altro dito.
Per quanto riguarda i muscoli, invece, esistono due grandi macrogruppi: i muscoli estrinseci, posizionati all’estremità della parte posteriore, anteriore e laterale della gamba. Questi permettono l’inclinazione del piede verso l’interno o l’esterno. Invece, i muscoli intrinseci, si inseriscono all’interno del piede, e aiutano a stabilizzare l’arco plantare.
Oltre la fascite plantare: le patologie del piede
La patologia più famosa, oltre la fascite plantare, è la tendinite. Si tratta di un’infiammazione che colpisce il tessuto fibroso: può essere causata da sollecitazioni ripetute, un sovraccarico del piede o uno sforzo piuttosto intenso.
Un altro esempio di patologie dei piedi lo possiamo trovare negli speroni del tallone, ovvero piccole escrescenze ossee che si formano lungo i bordi delle ossa. Questa condizione può causare molto dolore, sia stando in piedi, sia quando si è in movimento.
Il ruolo del legamento arcuato
Il legamento arcuato (o aponeurosi plantare) è una fascia fibrosa molto resistente che unisce la zona plantare interna del calcagno con i legamenti delle dita. Il ruolo di questo legamento è fondamentale durante la camminata e la corsa: nel momento in cui il tallone viene staccato da terra, l’angolo tra le dita ed i metatarsi aumenta sino a raggiungere i 50-60° e l’aponeurosi plantare viene stirata.
Quanto maggiormente le dita vengono piegate, tanto più la fascia viene sollecitata in stiramento. La fascia plantare si trova abitualmente a sopportare, durante il normale cammino ad ogni passo, un carico pari a circa due volte il peso corporeo.
Queste continue sollecitazioni sono la causa principale di uno dei disturbi dei piedi più diffuso al mondo: la fascite plantare.
La diagnosi della fascite plantare
La fascite plantare può essere diagnosticata clinicamente in base ai risultati dell’anamnesi del paziente e dall’esame obiettivo. Il dolore, solitamente comincia con la deambulazione successiva a un periodo di inattività.
In un paziente che può presentare fascite plantare l’esame obiettivo prevede:
- osservazione dell’arco plantare;
- palpazione dell’area del tallone;
- analisi delle conseguenze derivanti dal movimento delle dita del piede dolente
- valutazione della mobilità della caviglia e della capacità di allungamento dei muscoli del polpaccio.
Trattamento conservativo
Circa l’85%-90% dei pazienti affetti da fascite plantare può essere trattato con successo senza intervento chirurgico. ( The Journal of the American Osteopathic Association)
I metodi includono riposo, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) da banco (OTC), stretching, iniezioni di corticosteroidi, terapia con onde d’urto extracorporee (ESWT) e terapia con ultrasuoni.
Lo stretching rappresenta una fase molto importante nel trattamento della fascite plantare. In moltissimi casi è presente una ridotta elasticità del tendine di Achille. Vediamo alcuni esercizi:
- Sedersi a terra con l’arto affetto disteso. Avvolgere l’avampiede con un telo ripiegato. Tirare dolcemente il telo verso il torace mantenendo la parte superiore del corpo in posizione verticale.
- Posizionarsi di fronte ad una parete. Appoggiare le mani distese sulla parete al di sopra del torace. Portare indietro il piede affetto mantenendolo completamente appoggiato al suolo con il ginocchio esteso. Piegare l’altra gamba in avanti fino a sentire una tensione al polpaccio senza alzare il tallone del piede affetto.
Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico viene indicato dopo almeno 6-12 mesi di trattamento conservativo non andato a buon fine.
Prima di procedere con l’intervento chirurgico andrebbe anche rivista la diagnosi, per escludere del tutto altre possibili cause del dolore.
L’azione chirurgica su più del 40% della fascia plantare può avere effetti dannosi su altre strutture legamentose e ossee del piede.
Tuttavia, Davies et Al hanno riferito che il 75% dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico, dopo il fallimento del trattamento conservativo, ha riportato un sostanziale o totale riduzione del dolore al tallone. (Thompson JV, Saini SS, Reb CW, Daniel JN. Diagnosis and management of plantar fasciitis. J Am Osteopath Assoc. 2014 Dec;114(12):900-6. doi:).
Prevenire la fascite plantare
La fascite plantare è una problematica molto diffusa in ambito sportivo, ma anche tra soggetti sedentari.
E’ dovuta a una molteplicità di fattori, come possono essere:
- eccessiva sedentarietà ed aumento di peso,
- problematiche posturali,
- indossare calzature non adatte,
- tecnica di corsa errata
Risulta fondamentale prestare attenzione a questi fattori, ma anche a molti altri, per ridurre al minimo le possibilità di incorrere in questa problematica, specialmente in ambito sportivo dove gli infortuni sono all’ordine del giorno.
Conclusioni
La fascite è la causa più comune di dolore al tallone in adulti, con un’incidenza nell’arco della vita di circa il 10% e un’incidenza maggiore nelle donne di età compresa tra 40 e 60 anni.
E’associata a una varietà di sport, ma è segnalata soprattutto nei corridori amatoriali e d’élite (incidenza dal 5% al 10%) (Trojian T, Tucker AK. Plantar Fasciitis. Am Fam Physician.)
I corridori e coloro che trascorrono molto tempo in piedi hanno maggiori probabilità di sviluppare la condizione perché la fascia plantare si allunga e si contrae (in quello che viene chiamato un tipico ciclo di allungamento-accorciamento elastico) e lo sforzo ripetuto può causare lesioni da uso eccessivo.
Il trattamento più utilizzato per la fascite è quello conservativo il quale può, in alcuni casi, essere seguito da un trattamento chirurgico, solo se il primo non ha avuto i risultati desiderati.