Scoliosi: definizione e cenni di trattamento

Quali sono le forme più comuni di scoliosi? Come si classificano, e quali sono le tipologie di trattamento possibili?
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Per scoliosi si intende una deviazione permanente del rachide sul piano frontale.

Si distinguono due tipi fondamentali:

  • Scoliosi non strutturali (funzionali)
  • Scoliosi strutturali (organiche)

In questo articolo descriveremo in breve le due tipologie di deviazioni, introducendo le varie possibilità di trattamento.

 

Scoliosi non strutturali

 

Le scoliosi non strutturali sono dei “paramorfismi”. Sono quindi delle anomalie morfologiche dovute a particolari atteggiamenti viziati, correggibili volontariamente al paziente. Infatti, queste non sono sostenute da alterazioni anatomiche dei distretti colpiti.

Le scoliosi funzionali, come tutti i paramorfismi, sono reversibili. Tuttavia, con il passare degli anni, se non curate, possono andare incontro a strutturazione.

Infatti, a causa delle sollecitazioni anomale sui corpi vertebrali, e dell’incongrua distribuzione dei pesi, si determina un’ipertrofia delle parti ossee meno sollecitate, e un’ipotrofia di quelle più soggette a stimoli meccanici.

 

La riducibilità

 

Prima che questo fenomeno si verifichi, le scoliosi non strutturate sono caratterizzate dalla riducibilità. Quindi, esse sono in grado di scomparire completamente nella flessione del tronco o in clinostatismo.

Questo aspetto è uno dei principali che, come vedremo, le differenzia dalle scoliosi strutturali e che di fatto ne determina la possibilità di intervento terapeutico e correttivo.

 

Tipologie di scoliosi non strutturali

 

Per quanto riguarda la categorizzazione, possiamo suddividere le scoliosi non strutturali nelle seguenti tipologie:

  • posturali, dovute ad un’alterata postura del soggetto.
  • di compenso, conseguenza di una strategia di “compenso” di particolari squilibri della statica o della dinamica.
  • antalgiche, dovute ad uno spasmo riflesso dei muscoli paravertebrali, in occasioni di sindromi dolorose come la lombalgia.
  • isteriche.
  • infiammatorie.

 

Scoliosi strutturali

 

Le scoliosi strutturali sono dei “dismorfismi”. Parliamo quindi di anomalie morfologiche sostenute da una precisa base organica.

In questo tipo di deviazioni del rachide, sono presenti delle alterazioni dei suoi elementi costitutivi: vertebre, dischi intervertebrali, legamenti e muscoli.

 

Tipologie di scoliosi strutturali

 

Le scoliosi organiche possono essere classificate, come le funzionali, in diverse tipologie:

  • congenite.
  • acquisite.

Queste ultime costituiscono una grande categoria di cui fanno parte a loro volta quelle:

  1. idiopatiche.
  2. paralitiche.
  3. osteopatiche.
  4. neurofibromatosiche.
  5. toracogeniche.
  6. etc..

 

Elementi caratterizzanti la scoliosi

 

Da un punto di vista anatomo-patologico gli elementi che caratterizzano una scoliosi sono:

  • curva principale o primitiva. E’ quella che compare per prima ed è causata direttamente dall’agente eziologico. Può essere in sede cervicale, dorsale o lombare. Può tuttavia anche interessare più distretti. Pensiamo di conseguenza alla scoliosi dorso-lombare, ad esempio. Le curve primarie possono essere uniche o doppie.
  • curve di compenso. Sono quelle curve che compaiono al di sopra o al di sotto della curva primitiva e che si formano per mantenere l’asse di gravità del tronco. Si distinguono dalle principali perchè sono meno gravi e meno fisse. Infatti, non presentano alterazioni a carico dei corpi vertebrali, almeno nelle fasi iniziali. Tuttavia. anch’esse possono strutturarsi secondariamente.
  • rotazione e torsione vertebrale. Le vertebre della curva scoliotica presentano una “rotazione” intorno all’asse longitudinale del rachide, ed una “torsione” di ogni singola vertebra su se stessa. Di conseguenza, il corpo vertebrale si porta verso il lato convesso della curva e l’apofisi spinosa verso quello convesso. Se la rotazione avviene a livello del tratto toracico, dal lato della convessità della curva, si forma un gibbo dovuto alla sporgenza delle coste.
  • deformazione dei corpi vertebrali. Essi sono conseguenza dello sviluppo encondrale a causa della disomogenea distribuzione del carico sulla superficie del corpo vertebrale.
  • alterazioni degli organi endocavitari. Nelle forme più gravi si possono riscontrare ipertrogia del cuore destro, o alterazioni croniche a livello broncopolmonare etc.

 

Distribuzione delle curve nella scoliosi

 

Non esiste una forma unica di distribuzione delle curve. Ad esempio, nella scoliosi idiopatica le curve sono generalmente ad ampio raggio. La curva principale può essere unica o doppia (la cosiddetta S italica). In base alla sede e al lato dove si trova la convessità essa avrà un nome differente (scoliosi dorsale destro-convessa, lombare sinistro-convessa etc..).

Molto spesso le curve di compenso si associano a quella principale, o a quelle principali. L’esame radiografico permette di localizzare con maggior precisione le curve e misurare i gradi di deviazione angolare.

La radiografia inoltre consente di distinguere le forme idiopatiche da quelle congenite, e di comprendere l’entità della strutturazione e della deformazione dei corpi vertebrali. I segni di strutturazione sono rappresentati dalle deformità a cuneo, angolazione di un corpo rispetto ai vicini, rotazione. sublussazione reciproca dei corpi vertebrali.

 

Prognosi ed evoluzione 

 

L’evoluzione della scoliosi non è scontata. Quelle idiopatiche possono farlo in maniera molto diversa. Circa il 30% ha una prognosi cattiva, in quanto dimostrano una tendenza evolutiva verso deformità gravi o gravissime. In altri casi, il processo si arresta spontaneamente.

I fattori da prendere in considerazione per definire la prognosi sono:

  • età del paziente. Quanto più è precoce l’insorgenza della scoliosi, tanto maggiore è la probabilità di una tendenza all’aggravamento.
  • sede della curva. Le curve principali a sede dorsale e cervico-dorsale tendono ad aggravarsi maggiormente.
  • gravità della curva. Le maggiori deviazioni angolari sono peggiori a parità di altre condizioni.

 

Trattamento della scoliosi

 

Il trattamento della scoliosi può avvenire attraverso la rieducazione motoria e l’esercizio correttivo, l’utilizzo di apparecchi ortopedici e di interventi chirurgici,

L’esercizio, e in particolare la mobilitazione della colonna sono da considerarsi tuttavia inutili nella maggior parte dei casi, e addirittura dannosi. Questo ha efficacia certamente maggiore nelle forme lievi e, se associata ad altre terapie, nelle forme di media gravità. La sua utilità è certa anche nelle eventuali fasi post-operatorie.

La classificazione in base alla gravità della curva distingue scoliosi:

  • inferiori a 25°.
  • tra 25° e 50°.
  • superiori a 50°.

 

Scoliosi al di sotto di 25°

 

In queste forme cosiddette “lievi” il trattamento è di attesa. Infatti, è importante prima di tutto comprendere se la curva possiede o meno carattere evolutivo. Saranno necessari controlli periodici sino al termine dell’accrescimento del soggetto. In questi casi, la chinesiterapia è l’unico trattamento indicato. In linea generale quindi, si cercherà di fare in modo che il soggetto prenda conoscenza del difetto posturale, e si eseguiranno movimenti di tonificazione e ginnastica respiratoria.

 

Scoliosi tra 25° e 50°

 

In questi casi la terapia ortopedica è già indicata. Attraverso di essa si cerca di correggere le deformità e arrestare la progressione della scoliosi. I corsetti sono una strategia da prendere in considerazione.

La terapia chinesiologica è rivolta al miglioramento della funzionalità respiratoria, alla limitazione dei danni locali e generali causati dal corsetto e alla preparazione del rachide alle manovre correttive (anche in attesa dell’intervento).

 

In caso di curve superiori a 50°

 

Nel caso in cui il trattamento ortopedico non sia stato in grado di bloccare l’evoluzione della scoliosi, sarà necessario intervenire chirurgicamente.

Queste forme sono estremamente gravi, e il trattamento/terapia prevede immobilizzazioni, sino a trazioni.

Successivamente a queste che rimangono comunque terapie di contenimento, si può procedere all’intervento chirurgico.

 

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