La glutammina nello sport

La glutammina è l'aminoacido più abbondante nel corpo umano. La sua supplementazione è comune negli sport, di qualsiasi natura.
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La glutammina è l’aminoacido più abbondante nel corpo umano.

La sua supplementazione è comune negli sport, di qualsiasi natura; come vedremo però gli effetti ascrivibili a questa sostanza sono differenti da quelli che si pensa comunemente.

La glutammina: cos’è

 

La glutammina è un aminoacido non essenziale, il più abbondante presente nel plasma e nel muscolo scheletrico. Rappresenta più della metà del pool degli aminoacidi liberi presenti a livello muscolare.

Essa svolge importanti funzioni regolatorie, tra le quali un’azione anticatabolica che aumenta la sintesi proteica. Da un punto di vista clinico, la supplementazione con glutammina contrasta realmente il calo della sintesi proteica e la perdita di tessuto muscolare che si rileva nei soggetti che assumono glucocorticoidi.

L’assunzione di glutammina al termine dell’esercizio promuove l’accumulo di glicogeno a livello muscolare. Ciò probabilmente in seguito al suo impiego come substrato gluconeogenico a livello epatico. Il potenziale anticatabolico e l’effetto di glicogenosintesi sostenuti dalla supplementazione esogena ha promosso il convincimento che tale pratica possa migliorare la risposta dell’organismo all’allenamento della forza.

 

Alcune funzioni della glutammina

 

Come abbiamo visto i ruoli metabolici di questo aminoacido sono molteplici: intermediario nel metabolismo energetico e substrato per la sintesi di peptidi e non, come basi nucleotidiche, glutatione e neurotrasmettitori.

Inoltre ha un’altra importante funzione, ossia quella di contribuire alla disintossicazione dell’ammoniaca, e all’equilibrio sistemico acido-base. L’intestino utilizza il 30% della glutammina totale nel corpo.

La relazione tra glutammina e intestino si potrebbe far risalire al ruolo che la prima riveste nell’influenzare le vie di segnalazione che regolano la proliferazione del ciclo cellulare a livello delle cellule epiteliali intestinali. Questa infatti attiva diverse MAPK e aumenta gli effetti di fattori di crescita (IG-1, TGF-alfa, EGF). Potrebbe infine ricoprire un ruolo chiave nella prevenzione delle malattie infiammatorie a livello intestinale. Ad esempio nel morbo di Chron, e IBD in generale.

 

Gli studi a supporto

Nonostante la pratica di supplementazione sia estremamente diffusa, e come vedremo utile in alcuni contesti, questo aminoacido non si è rivelato poi così efficace nell’aumentare la performance. Tutt’altro.

In uno studio condotto in giovani adulti sani, la supplementazione quotidiana di glutammina (0,9g x kg di peso) nel corso di 6 settimane di allenamento della forza non ha migliorato la performance muscolare. Neanche la composizione corporea (massa magra/massa grassa) o la degradazione delle proteine muscolari sono migliorati rispetto al trattamento con placebo.

Purtroppo, la maggior parte della dose assunta per via orale viene captata da fegato e intestino, e ne rimane molto poca per il tessuto muscolare. Accrescere i livelli esogeni di questo aminoacido è estremamente complicato. Un altro studio, del 2001, ha mostrato come l’assunzione di 6g abbia aumentato i livelli plasmatici dell’aminoacido, ma senza influenzarne il livello nei muscoli. Ciò sarebbe dovuto alla scarsa capacità di assorbimento da parte di questi ultimi della forma libera (la L-glutammina).

 

Glutammina e la risposta immunitaria

 

Abbiamo visto come la maggior parte della quantità assunta per via orale venga captata da fegato e intestino. Questo aspetto ha fatto nascere negli ultimi anni un’ulteriore filone di ricerca che adesso andremo ad analizzare. A partire dalla metà degli anni 90, diversi studi hanno sostenuto l’ipotesi che la glutammina fosse un nutriente essenziale per la mucosa intestinale e le cellule immunitarie.

Di conseguenza si è sviluppata l’idea che questa avesse senso in ottica di salvaguardia della salute, più che della performance dell’atleta. La glutammina gioca infatti un ruolo importante nella normale funziona immunitaria. Infatti viene utilizzata dalle cellule del sistema immunitario, ed in particolare da linfociti e macrofagi, come combustibile metabolico.

La concentrazione plasmatica di glutammina diminuisce durante l’attività fisica intensa e prolungata. Per tale ragione la depauperazione della quantità plasmatica è stata associata all’effetto immuno soppressivo sostenuto dallo strenuo esercizio. La supplementazione di questo aminoacido può contribuire a ridurre l’incidenza di infezioni alle prime vie aeree conseguenti a una gara prolungata o una sessione di duro allenamento.

 

Le evidenze a supporto

 

I maratoneti che hanno assunto bevande contenenti glutammina alla fine della gara e sino a due ore dopo hanno evidenziato una minor incidenza della sintomatologia correlata alle infezioni delle prime vie aeree. Questo rispetto a coloro che non avevano ricevuto supplementazione.  Più del 65% degli atleti trattati non ha evidenziato sintomi di infezione rispetto a quelli del gruppo di controllo con placebo. Ancora però il meccanismo d’azione non è totalmente chiaro.

Difatti, secondo altri studi, non sono state osservate modifiche nella distribuzione ematica dei linfociti in seguito alla sua somministrazione. Nella fase pre esercizio, nessuno studio ha dimostrato la sua efficacia nell’insorgenza di infezioni alle prime vie aeree. Invece, un protocollo in cui si prevedevano 100mg/kg di peso di l-glutammina 30 minuti prima, alla fine e nei 30 minuti post ha evitato la riduzione dei livelli plasmatici che si osserva normalmente dopo la gara ma non ha avuto alcun effetto sulla funzione immunitaria.

I dati a favore della supplementazione con glutammina per evitare l’effetto immunosoppressivo e il rischio di contrarre infezioni sostenuto dalla strenua attività fisica sono ancora limitati e insufficienti.

 

Glutammina e performance

 

Abbiamo già asserito che la glutammina non sia realmente in grado di migliorare la performance. Ma approfondiamo l’argomento. Nel corso degli anni quasi tutte le evidenze scientifiche hanno mostrato come la somministrazione in acuto di glutammina non aumenti il “buffering” potenziale, ne il livello di prestazioni durante il lavoro ad alta intensità.

I dati mostrano come l’assunzione a breve termine di l-glutammina non migliora la performance nel sollevamento pesi. Allo stesso modo non è in grado di influenzare la composizione corporea, o la degradazione delle proteine muscolari negli adulti sani.

Se dunque negli sport di endurance la supplementazione di glutammina potrebbe essere giustificata, diciamo a livello fisiologico, da un effettivo calo dei livelli plasmatici nel sangue, negli sport di forza e potenza, in cui è largamente utilizzata, i suoi benefici sarebbero del tutto inesistenti.

 

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