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PerformanceLab
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L-protocol e Askling: l’infortunio degli hamstring nel calcio

Il protocollo di Askling, noto come L-protocol, è ad oggi uno dei più riconosciuti nella riabilitazione dell'infortunio degli hamstring.

PerformanceLab by PerformanceLab
26/08/2018
in Articoli sulla Riabilitazione
4 min read
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L’ L-protocol è un protocollo studiato da Carl Askling ed il suo team per consentire un rapido rientro in campo, successivamente ad infortunio degli hamstring. 

Infatti, l’infortunio degli hamstring è uno dei più frequenti nel mondo dello sport, e in particolare nel calcio.

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Prima di scoprire in cosa consiste il protocollo studiato dal ricercatore, conosciamo Askling e i presupposti alla base del modello.

Indice dei contenuti

  • Chi è Askling e le origini dell’L-protocol
  • Lo studio sugli hamstring e il protocollo
    • Le conclusioni di Askling
  • Lo studio sul calcio svedese e L-protocol
  • Infortuni e L-protocol nel calcio
    • Quante sono le ricadute?
    • Cosa ci dice la ricerca?
  • L-protocol di Askling nel dettaglio
    • Che cos’è davvero l’L-protocol?
  • La struttura dell’L-protocol
    • Come eseguire L-protocol?

Chi è Askling e le origini dell’L-protocol

 

Chi è Carl Askling
Docente Carl Askling

Carl Askling è un ricercatore e docente presso la Scuola Svedese di Sport e Salute e il Dipartimento di Medicina Molecolare e Chirurgia al Karolinska Instituet di Stoccolma, in Svezia.

E’ divenuto famoso per la sua tesi, esposta nel 2008, “Hamstring muscle strain” e, sempre nello stesso anno, ha vinto lo European Athletics Innovation Award.

Ciò, grazie alla sua pubblicazione “Hamstring muscle strain in sprinters”, in cui espone per la prima volta il suo L-protocol.

Il suo lavoro si concentra sulla prevenzione e la riabilitazione delle lesioni acute degli hamstring negli sport di elite, con maggiore interesse nel calcio e nell’atletica leggera.

Lo studio sugli hamstring e il protocollo

 

Gli studi Askling
Atleta in partenza dai blocchi

Nello studio “Hamstring muscle strain in sprinters”, Askling e il suo team hanno evidenziato numerose interessanti evidenze, precursori del modello “L-protocol”:

  • la maggior parte delle lesioni agli hamstring si verificano quando gli atleti corrono a velocità massimale o submassimale.
  • la localizzazione in termini di distanza dalla tuberosità ischiatica era associata al tempo di ritorno alle competizioni.

Infatti, più la localizzazione era craniale, maggiore risultava essere il tempo necessario per il recupero.  Poteva perciò essere predetto il tempo di recupero in base alla palpazione del punto di maggior dolore, stabilito entro 3 settimane dall’infortunio, utilizzando la distanza dal polo più carniale dell’infortunio determinato con MRI.

Ciò indica come un’esame clinico accuratamente svolto durante le tre settimane post infortunio è in grado di fornire importanti informazioni sul progresso della lesione.

  • la localizzazione della regione muscolo-tendinea della testa del bicipite femorale era associata al tempo di recupero: il coinvolgimento del tendine prossimale aumentava i tempi di recupero.

 

https://performancelab16.com/performance-lab-tv/?utm_source=Bloghttps://performancelab16.com/performance-lab-tv/?utm_source=Blog

Le conclusioni di Askling

 

Askling sottolinea nelle conclusioni come la palpazione accurata durante le prime tre settimane post infortunio e l’indagine tramite MRI nelle prime sei settimane è in grado di fornire informazioni dettagliate circa i tempi di recupero in atleti d’elite.

Queste informazioni sono essenziali per i medici e lo staff tecnico, per poter giudicare in maniera corretta i tempi di recupero, il rischio di re-injury e lo stato di salute dell’atleta.

Questo ha portato l’autore e la sua equipe a formulare il famoso “L-protcol”. 

Lo studio sul calcio svedese e L-protocol

 

Lo studio sul quale vorremmo focalizzare l’analisi di questo articolo è invece una successiva pubblicazione: “Acute hamstring injuries in Swedish elite football”, del 2013.

Lo scopo di questo studio è stato quello di comparare l’efficacia di due tipologie di protocolli di riabilitazione per l’infortunio degli hamstring, che prevedevano un’enfasi differente sulle componenti muscolo tendinee in base alla valutazione sui tempi di recupero previsti.

Inoltre veniva osservata la possibile correlazione tra tipologia di infortunio, locazione, dimensione, dolore alla palpazione e tempi di recupero.

L’infortunio agli hamstring, afferma difatti Askling, è il più comune riscontrato nel calcio d’elite.

Infortuni e L-protocol nel calcio

 

In media, una squadra di 25 giocatori, in un anno subisce circa 5 infortuni per ogni stagione, che equivalgono ad almeno 80 giorni persi di calcio giocato.

Inoltre, questo tipo di infortuni consiste in un gruppo eterogeneo di differenti tipologie, locazioni e dimensioni, il che presuppone un diverso tipo di trattamento, prognosi e tempistiche di recupero.

Quante sono le ricadute?

 

Il tasso di ricadute nel calcio è molto alto, il che fa supporre un’inadeguata programmazione dei protocolli di riabiliazione, o un ritorno prematuro al campo.

La ricerca riguardante l’efficacia dei vari protocolli è scarsa; essi si concentrano principalmente sul ritorno in campo più rapido possibile, assieme ad un veloce recupero della performance e un minor rischio di ricadute.

 

Cosa ci dice la ricerca?

Pochi studi hanno realmente valutato l’efficacia dei differenti protocolli di trattamento. Askling afferma che nella sua ricerca non ha trovato nessuna ricerca sufficientemente dettagliata che si concentrasse sul trattamento dei calciatori professionisti.

E’ stato però supposto che, esercizi svolti ad un’elevato grado di allungamento muscolo tendineo, che coinvolgessero simultaneamente anca e ginocchio, potessero essere considerati una valida strategia di recupero per gli infortuni agli hamstring.

 

L-protocol di Askling nel dettaglio

 

Il protocollo studiato da Askling ha coinvolto 75 giocatori che avevano subito un infortunio acuto agli hamstring, il quale era stato verificato tramite MRI.

Essi sono stati assegnati casualmente a due protocolli differenti di lavoro:

  • 37 giocatori ad un protocollo che enfatizzasse l’allungamento, L-protocol.
  • 38 giocatori ad un protocollo consistente di esercizi convenzionali, il C-protocol.

E’ stato valutato il tempo di ritorno in squadra per gli allenamenti e la disponibilità per la gara. Il tasso di ricadute è stato valutato durante un tempo di 12 mesi dal ritorno in campo.

Che cos’è davvero l’L-protocol?

 

Analizzeremo in seguito in cosa consistesse l’ “L-protocol”.

Però, i risultati ottenuti da Askling e il suo team sono stati importanti. Infatti, il tempo di ritorno in campo con questo protocollo di lavoro è risultato essere in media di 28 giorni, rispetto al C-protocol, che è risultato essere di 51 giorni.

Indipendentemente dal protocollo, il tempo di ritorno in campo per gli infortuni di allungamento è risultato maggiore rispetto a quelli avvenuti durante lo sprint: 43 vs 23 per L-protocol, 71vs 41 per C-protocol.

Il protocollo L è risultato decisamente più efficace rispetto al C, in tutte le tipologie di infortunio. Solo un’atleta subiva una ricaduta, e questo aveva svolto il protocollo C.

Askling e il suo team hanno concluso come un protocollo che enfatizzasse l’allungamento fosse decisamente più efficace nella promozione del recupero post infortunio in giocatori di calcio professionisti.

 

La struttura dell’L-protocol

 

Nel video si possono vedere le esecuzioni degli esercizi di cui è composto l’L-protocol.

Il programma è suddiviso in 3 esercizi:

  • Extender
  • Diver
  • Glider

Come eseguire L-protocol?

 

L’Askling H-test veniva svolto per entrambi i protocolli come test di valutazione della progressione del lavoro e del possibile ritorno in campo.

Scarica lo studio originale a questo link: http://bit.ly/studioaskling

Tags: Askling Protocolcalciocos'èInfortuniricadute

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