Ciclismo: intensità di gara

Le intensità nella pedalata durante le gare o gli allenamenti sono aspetti fondamentali per delineare un forte ciclista. Inoltre, le intensità risultano fondamentali per programmare in maniera corretta l'allenamento.
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Per capire anche qui il perché andrebbero affrontati allenamenti diversificati con esercizi funzionali, osserviamo la prestazione fisiologica nel ciclismo. Cominciamo ad analizzare parametri noti.

Nel ciclismo d’élite si ha un alto VO2max, superiore a 70 – 80 ml/kg/min. La soglia del Massimo Lattato Stazionario è circa il 90% del VO2max.

Nella MTB il picco di potenza  (WPPO) maggiore di 5,5 W/kg è considerato un elemento predittivo della performance. In questo articolo, con Luca Venturi, analizzeremo gli aspetti particolare del modello di prestazione delineando le intensità di gara e di allenamento.

 

L’intensità nel ciclismo

 

Le tecniche respiratorie (9) sono sempre più applicate. Nonostante ciò questo campo è purtroppo ancora poco  considerato in molte discipline e sport. Il termine marginal gains, è stato coniato per la prima volta nel 1886 da Wilhelm Steinitz. Questo approccio è un sistema metodico di identificazione delle aree in cui piccoli miglioramenti potrebbero essere raggiunti e quindi combinati per ottenere un vantaggio. Ovviamente, nel ciclismo ma non solo.

Con ciò basti considerare che il costo energetico nel ciclismo è quantificato nel 15% del VO2max. Durante il gesto intenso i muscoli respiratori non allenati vanno incontro a maggior sofferenza. Conseguentemente si ha un ridotto flusso alla muscolatura. Essere poi in grado di esprimere Watt (Wpeak) rappresenta l’espressione di efficienza neuromuscolare della potenza durante l’esercizio.

 

L’allenamento della forza nel ciclismo

 

Negli anni ci sono evidenze che hanno attestato l’esistenza di adattamenti neurali e strutturali dopo allenamenti di forza della muscolatura coinvolta nel ciclismo. Essi hanno evidenziato come due sessioni di allenamento a settimana, siano sufficienti ad ottenere un aumento sufficiente  della forza in un periodo di 12 settimane. Ovviamente, se concepite come un programma giornaliero periodizzato.

È consigliabile prima imparare la tecnica di sollevamento con carichi leggeri. Successivamente, si potrà sviluppare un allenamento che preveda tra 4 RM e 10 RM e 2-3 serie con circa 2-3 minuti di riposo tra le serie (10). Come primo fattore si dovrà imparare la tecnica di sollevamento adeguata.

Poi passeremo al vero  allenamento. Inoltre è importante accostare all’allenamento di forza un allenamento di resistenza durante le prime 2-3 settimane.

 

Quando allenarla

 

L’allenamento di forza  andrebbe condotto in fase iniziale alla preparazione. Invece, durante la stagione agonistica o nei periodi di allenamento di resistenza vera, lo sviluppo della forza non ha la priorità. Tuttavia, andrà mantenuta una sessione di allenamento di forza a settimana (volume basso) ad alta  intensità. Infatti, questo serve a mantenere i precedenti adattamenti di allenamento della forza (11, 12).

Per le prestazioni nel ciclismo è preferibile un allenamento di forza con sovraccarichi con la massima velocità durante la fase concentrica. Qui trova spazio la spiegazione dello sviluppo neurmuscolare. Attraverso l’attivazione posticipata di fibre di tipo II, avremo la conversione delle fibre di tipo IIX a contrazione rapida, in tipo IIA più resistenti alla fatica. Conseguentemente migliorerà la stiffness muscolo-tendinea (13). 

 

Velocità e intensità esecutiva 

 

Il concetto di velocità e intensità esecutiva trova supporto in evidenza scientifica dell’allenamento HIIT. Infatti numerosi studi hanno confrontato l’allenamento a intervalli ad alta intensità con altri tipi di allenamento nell’apporto di adattamenti di forza negli sport di endurance e nel ciclismo.

Ronnestad e al.(14), hanno dimostrato come allenamenti intervallati ad ad alta intensità brevi rispetto al protocollo ad intervalli lunghi creino adattamenti superiori.

Seiler e al.(15), hanno dimostrato nello specifico come questo accada in misura maggiore con un allenamento HIIT di 30’ di lavoro al 90% di FC max.  Dunque attraverso lavori intensi si possano migliorare gli aspetti  glicolitici e ossidativi. Inoltre si è visto come nella MTB il ciclista con una storia di  allenamento ad alto volume ad alta intensità può indurre adattamenti positivi delle prestazioni che riducono pure il danno muscolare. Inoltre consentono una maggiore produttività  e recupero (16). 

Beattie e al.(17), affermano che adattamenti forza-velocità muscolari in sport di endurance dipendono dalla durata del programma di forza, dal livello di forza del soggetto e dagli esercizi somministrati. Per miglioramenti a lungo termine in atleti di resistenza deboli o non allenati, dimostrano che un programma generale orientato alla forza massima può inizialmente essere il metodo più appropriato ed efficiente per migliorare la forza. Inoltre migliora la  potenza e la reattività massime alla capacità di resistenza.

 

Importanza di valutare nel ciclismo 

 

Gli atleti di resistenza con capacità ad alta forza potrebbero aver bisogno di porre maggiormente l’accento  sull’allenamento specifico per la forza esplosiva e reattiva. In questo modo possiamo ottenere ulteriori  miglioramenti nelle prestazioni.

Tuttavia gli stessi autori suggeriscono che sono necessarie ulteriori ricerche che dovrebbero includere valutazioni valide della forza. Ci riferiamo ad esempio a squat,  jump squat, drop jumps, attraverso una gamma di velocità (forza massima, forza-velocità,  velocità-forza, forza reattiva). Questo ci permette di gestire una programmazione appropriata (esercizio, carico  e velocità) per un periodo di intervento a lungo termine (6 mesi) per un trasferimento  ottimale alle prestazioni.

 

Come valutare l’aspetto tecnico e quelli muscolari 

 

Il ciclismo su strada e fuoristrada richiede capacità di salita delle pendenze, di discesa delle stesse e di percorrenza in pianura. Le uscite in montagna richiedono una scalata della durata variabile tra 30 o 60 o più minuti.

Durante la salita il ciclista deve affrontare e deve superare la forza di gravità e la resistenza indotta dalla gravità della massa corporea. In risposta alla maggiore resistenza, i ciclisti passano spesso dalla posizione seduta  convenzionale alla posizione in piedi, per più volte. Ma questo quanto è dispendioso? Millet  e al. (18), hanno dimostrato che le caratteristiche tecniche della posizione in piedi, rispetto alla posizione seduta possono influenzare le risposte metaboliche.

Dal punto di vista della efficienza della potenza di pedalata ed economia del gesto i risultati erano simili in ciclisti allenati alla intensità submassimale. Invece, la frequenza cardiaca (FC) e ventilatoria (VE) sono risultate più alte nella posizione in piedi, rispetto a quella seduta. Inoltre durante uno sprint massimo di 30 secondi, la  potenza erogata è risultata maggiore del 25-30% nella posizione in piedi, rispetto a quando il ciclista era seduto.

La cadenza della pedalata era di circa 60 rpm. Questo valeva sia in posizione seduta che in piedi durante la salita, rispetto alle 90 rpm circa che esprime un ciclista di livello. Questo studio era limitato ad una singola pendenza e a una breve durata. Pertanto resta da studiare la combinazione di velocità, pendenza e durata che favorirebbe  la salita in posizione seduta o in piedi.

 

Tecniche diverse, intensità diverse

 

Il ciclista inoltre può generare un’elevata velocità in salita di circa 20 km/h, usando rapporti agili (39 × 23-27) e cadenze elevate (≥ 90 rpm). Tuttavia, la maggior parte dei ciclisti sceglie di alzarsi dalla sella e spingere rapporti più duri (39 × 17-21) a cadenze relativamente basse. Invece, altri ancora rimangono in sella e spingono rapporti comunque  duri.

Si è notata una differenza significativa nella cadenza e nell’uso dei rapporti tra ciclista amatoriale e professionista. Quest’ultimo pedala molto più stabile e composto (19).

Se osserviamo “lo stare in piedi sui pedali” va a modificare il range di movimento dell’articolazione dell’anca e il centro di massa corporea durante la pedalata (20, 21). Ciò produce una  generazione di forza e dunque una attivazione muscolare diversa e anche una  combinazione d’uso dei muscoli stessi, rispetto allo “stare seduti”. Inoltre si hanno cambiamenti  nella direzione della forza applicata al pedale. 

 

I muscoli attivi nel ciclismo

 

Durante la salita l’attività del grande gluteo, la cui funzione è l’estensione dell’anca, è maggiore rispetto a quando il ciclista si trova seduto in sella. Invece, il vasto laterale è attivo più a lungo nella fase di spinta, di potenza dunque, quando ci si sposta da seduto a  in piedi, durante una salita (22). Inoltre aiuta a migliorare la stabilità pelvica (23). Con un  passaggio dalla posizione seduta a quella in piedi si verifica una netta alterazione  dell’angolo pelvico seguita da un aumento dell’attività muscolare del grande gluteo.

La posizione più avanzata dell’articolazione dell’anca rispetto al perno delle pedivelle, riduce la distanza parallela tra l’articolazione dell’anca e il punto di applicazione della forza sul pedale e dunque questa posizione riduce il braccio del momento della forza verticale del  pedale in relazione all’asse dell’articolazione dell’anca (23). Caldwell e altri (20) hanno  osservato che questa forza verticale è la componente principale della forza di reazione del pedale, mentre si sta in piedi.

Il retto femorale diventa attivo per una durata più lunga in  piedi a differenza della posizione seduta, così come il vasto laterale, mentre il soleo  aumenta la flessione plantare della caviglia. È anche interessante notare che tre muscoli, il bicipite femorale, il gastrocnemio e il tibiale anteriore sembrano avere simili attività sia in  sella che in piedi (24, 25).  

 

Schemi di attivazione 

 

È stato dimostrato che lo schema di attivazione dei muscoli mono e bi-articolari ha diversi modi di agire, rispetto alle condizioni di pedalata seduti e in piedi in salita. Si ritiene che ciò sia attribuibile al fatto che i muscoli mono-articolari contribuiscono al lavoro  positivo, mentre i muscoli bi-articolari controllano la direzione della forza applicata al  pedale (23, 26).  

Figura 3: visione schematica d’insieme dei gruppi muscolari attivi durante la pedalata.

Il passaggio da una posizione seduta a una posizione in piedi sui pedali durante il l’attività  ciclistica modifica l’entità e l’azione di diversi gruppi muscolari, la cui funzione è quella di  fornire la massima forza ai pedali. In piedi l’attività del grande gluteo è maggiore,  l’attivazione del vasto laterale è precedente e la sua durata è più lunga e allo stesso modo  il retto femorale aumenta la durata di tale attività, il soleo aumenta la flessione plantare  della caviglia e un’attività simile si osserva per il bicipite femorale, per il gastrocnemio e il  tibiale anteriore per la posizione seduta e in piedi.

Tuttavia nei ciclisti ben allenati e nei limiti delle attuali indagini, l’economia e l’efficienza della pedalata in salita da seduto non  sono diverse rispetto alla salita affrontata in piedi sui pedali e sono dunque necessarie  ulteriori ricerche per ampliare la nostra conoscenza di quelle variabili che influenzano le  prestazioni in bicicletta in salita (27).

Nel prossimo articolo guideremo il lettore nella strutturazione di un programma di allenamento funzionale globale, secondo le linee guide della letteratura scientifica.

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