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Autoregolazione dei carichi con il Velocity Based Training

E? meglio autoregolare il carico in funzione della RPE o delle variazioni giornaliere nella velocità di allenamento? Scopriamo cosa ci dice il velocity based training.

Martina Marson by Martina Marson
01/07/2022
in Articoli sulle Performance
2 min read
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In uno dei precedenti articoli sul velocity based training abbiamo parlato dei concetti di Effort ed Exertion e abbiamo capito quanto siano determinanti per stabilire il carico di lavoro durante una sessione d’allenamento o in un periodo di tempo.

In questo articolo di Martina Marson, affronteremo il tema dell’autoregolazione dei carichi con il Velocity Based Training.

Partiamo con un breve ripasso di alcuni concetti e poi tuffiamoci all’interno di questo interessante articolo.

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Indice dei contenuti

  • Che cos’è l’Effort nel velocity based training?
  • Che cos’è l’Exertion nel VBT?
  • Quali sono le variazioni nella forza?
  • Prima del VBT: autoregolare i carichi con la RPE
  • Autoregolare i carichi 
  • Take home sull’autoregolazione e Velocity based training
  • Vuoi applicare il VBT con i tuoi atleti?

Che cos’è l’Effort nel velocity based training?

 

Per Effort intendiamo, in soldoni, l’impegno messo dall’atleta durante l’allenamento. Pertanto l’Effort dovrebbe essere sempre al massimo.

 

Che cos’è l’Exertion nel VBT?

 

L’Exertion invece, nel velocity based training, corrisponde al carico interno percepito dall’atleta in un determinato esercizio o in una specifica sessione d’allenamento.

L’exertion solitamente viene programmata dall’allenatore in base al periodo e a quanto desidera stressare l’atleta.

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Questi due concetti sono importanti. Chiunque si sia mai allenato con costanza per lunghi periodi di tempo, sa perfettamente che non tutti i giorni sono uguali. Anzi.

 

Quali sono le variazioni nella forza?

 

Ci sono giorni in cui il bilanciere sembra volare. In altri, invece, in cui lo stesso carico sembra un macigno inamovibile. Questo avviene perchè la forza è soggetta a variazioni giornaliere. Esse possono arrivare addirittura al 18% in più e in meno. Il totale di variazione è quindi del 36%. ((Jovanovic – Australian Strength and Conditioning Association)).

Ciò impone di poter regolare i carichi di lavoro in base alla readiness giornaliera. La difficoltà nel determinare la readiness giornaliera e quindi il carico interno di un atleta è concreta. Negli anni ha portato ad escogitare alcuni metodi di valutazione. Il velocity based training non è l’unico.

 

Prima del VBT: autoregolare i carichi con la RPE

 

Uno dei metodi più utilizzati è il cosìdetto RPE (Rate of Perceived Exertion).  Esso consiste in una scala di valori in cui ciascun valore viene associato ad un certo numero di ripetizioni da “lasciare nel serbatoio”. In altre parole, ci riferiamo al numero di ripetizioni che mancano al raggiungimento del cedimento o il numero di volte che si presume si possa sollevare un determinato carico.

 

 

Facciamo un esempio pratico. Se un allenatore prescrive al proprio atleta di eseguire 8 serie da 2 ripetizioni a RPE 8, significa che il carico dovrebbe consentire all’atleta di eseguire 4 ripetizioni. Tuttavia, lui ne deve svolgere 2 (2 ripetizioni restano “nel serbatoio”).

L’RPE rappresenta senz’altro un valido strumento di autoregolazione dell’exertion. Però, presenta un grosso limite, ovvero è un parametro totalmente soggettivo. Infatti si basa sulle sensazioni personali dell’atleta.

 

Autoregolare i carichi 

 

Un altro mezzo per di autoregolazione dei carichi è la velocità. La velocità, a differenza delle scale di valori, rappresenta un parametro oggettivo pertanto risulta nettamente più affidabile. Le ricerche con il vbt hanno dimostrato che la velocità dell’ultima ripetizione di un set portato al cedimento (Minimal Velocity Threshold – Soglia di Velocità Minima) ha valori molto vicini, se non identici, alla velocità di una ripetizione massimale (1rm).

Le cause sono da ricercare in alcuni fenomeni fisiologici che avvengono durante lo sforzo per effetto della fatica. Tra questi abbiamo l’incremento della concentrazioni di Ammoniaca e dei livelli di Lattato.

Ciò significa che la prossimità al cedimento muscolare può essere prevista durante lo svolgimento del set. Infatti, come già sapete, la relazione tra intensità relativa (% rispetto alla 1rm) e velocità è fissa. Questa è una rivoluzione attuata dal velocity based training.

 

Take home sull’autoregolazione e Velocity based training

 

Se un allenatore sa a quale velocità un atleta è solito spostare un determinato carico, in un determinato esercizio (relazione carico-velocità individuata tramite Profilo di Forza), è in grado di valutare facilmente qual è la readiness giornaliera dell’atleta, soltanto individuando scostamenti da quelle che sono le velocità abituali.

In pratica, se un atleta solitamente solleva il proprio 70% 1rm di squat ad una velocità di 0,7 m/s e un giorno non riesce ad andare oltre allo 0,5, molto probabilmente significa che non è una buona giornata. Forse sarà il caso di togliere peso dal bilanciere.

La differenza sostanziale tra metodi basati su scale e il Velocity Based Training consiste proprio nel fatto che i primi si basano su percezioni soggettive. Il VBT si basa su dati numerici oggettivi.

Nel prossimo articolo vi spiegherò come impostare un programma d’allenamento sfruttando la velocità per regolare i livelli di exertion.

 

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