La Riduzione del rischio di infortuni, e il tema del trattamento degli stessi, discussa in altri articoli sul blog e nei nostri webinar, riveste un ruolo di fondamentale importanza nell’allenamento e nel controllo dei giocatori.
Pur essendo un argomento molto dibattuto e che tutt’oggi divide circa la reale possibilità di controllare, attraverso test e programmi preventivi, il rischio di infortuni attraverso il miglioramento delle capacità fisiche degli atleti, la “injury prevention” rimane comunque un elemento omnipresente nei programmi di lavoro settimanali.
Oggi, in questo articolo della sezione ”News Scientifiche”, abbiamo deciso di tradurre per te l’abstract del 2011 di Hausswirth et al., dal titolo Physiological and Nutritional Aspects of Post-Exercise Recovery
Le differenze di genere nella risposta fisiologica all’esercizio fisico sono state ampiamente studiate negli ultimi quarant’anni, ma lo studio del recupero post-esercizio, specifico per genere, si è sviluppato solo negli ultimi anni. Questa revisione della letteratura si propone di presentare lo stato attuale delle conoscenze in questo campo, concentrandosi su alcuni degli aspetti più pertinenti del recupero fisiologico nelle atlete e su come i processi metabolici, termoregolatori o di infiammazione e riparazione possano differire da quelli osservati negli atleti maschi.
Le indagini scientifiche sull’effetto del genere sull’utilizzo dei substrati durante l’esercizio hanno dato risultati contrastanti. Tra i fattori che contribuiscono alla mancanza di accordo tra gli studi vi sono le differenze nella dieta o nello stato di allenamento dei soggetti, l’intensità o la durata dell’esercizio, nonché le variazioni delle concentrazioni di ormoni ovarici tra le diverse fasi del ciclo mestruale nei soggetti di sesso femminile, poiché tutti sono noti per influenzare il metabolismo dei substrati durante l’esercizio submassimale. Se nelle femmine si verifica una maggiore mobilitazione di acidi grassi durante l’esercizio prolungato rispetto ai maschi, nella fase di recupero si osserva l’inverso. Questo potrebbe spiegare perché, nonostante la mobilitazione dei lipidi sia maggiore rispetto ai maschi durante l’esercizio, le femmine perdono meno massa grassa rispetto alle loro controparti maschili nel corso di un programma di allenamento fisico.
Per quanto riguarda le strategie nutrizionali, non si riscontrano differenze tra maschi e femmine nella capacità di ricostituire le scorte di glicogeno; il momento ottimale per l’assunzione di carboidrati non differisce tra i due sessi e gli atleti devono consumare i carboidrati il prima possibile dopo l’esercizio per massimizzare la ricostituzione delle scorte di glicogeno. Mentre l’assunzione di lipidi dovrebbe essere limitata nel periodo immediatamente successivo all’esercizio per favorire l’assunzione di carboidrati e proteine, nell’ambito della dieta generale dell’atleta, l’assunzione di lipidi dovrebbe essere mantenuta a un livello adeguato (30%). Questo è particolarmente importante per le donne specializzate in eventi di lunga durata. Per quanto riguarda il bilancio proteico, è stato dimostrato che un bilancio azotato negativo si osserva più spesso nelle atlete donne che negli atleti maschi. È quindi particolarmente importante assicurarsi che questo rimanga tale durante i periodi di restrizione calorica, soprattutto quando si lavora con atlete che tendono a limitare l’apporto calorico giornaliero.
Nel periodo successivo all’esercizio fisico, le donne presentano capacità termolitiche inferiori rispetto ai maschi. Per questo motivo, l’uso di metodi di recupero dopo l’esercizio, come l’immersione in acqua fredda o l’uso di un giubbotto refrigerante, sembra particolarmente vantaggioso per le atlete. Inoltre, dopo l’esercizio fisico si osserva una maggiore diminuzione della pressione arteriosa nelle donne rispetto ai maschi. Dato che il ritorno all’omeostasi dopo un breve esercizio fisico intenso sembra legato al mantenimento di un buon ritorno venoso, è ipotizzabile che le atlete trovino maggiori vantaggi nelle modalità di recupero attivo rispetto ai maschi.
L’esecuzione di carichi di lavoro elevati è suscettibile di produrre effetti deleteri se l’organismo non è in grado di recuperare completamente tra le sessioni di allenamento. In questo contesto, la fase di recupero deve essere considerata come una componente intrinseca del processo di allenamento e, pertanto, deve ricevere lo stesso grado di attenzione nella sua programmazione e gestione delle sessioni di esercizio stesse. Dati gli effetti del genere sulle risposte fisiologiche all’esercizio e durante il periodo di recupero post-esercizio, appare essenziale personalizzare i metodi di recupero in base al genere, in modo da ottimizzare i processi di recupero fisiologico e di supercompensazione, riducendo al minimo i rischi di infortunio nelle atlete. Sia gli atleti che coloro che li circondano devono ora riconoscere la necessità di investire tempo e mezzi finanziari nell’ottimizzazione del recupero. Ulteriori ricerche devono essere condotte per comprendere chiaramente i potenziali benefici che i nuovi metodi di recupero possono apportare alle atlete.
Per leggere l’articolo complete: Physiological and Nutritional Aspects of Post-Exercise Recovery (clicca qui).
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