La Riduzione del rischio di infortuni, e il tema del trattamento degli stessi, discussa in altri articoli sul blog e nei nostri webinar, riveste un ruolo di fondamentale importanza nell’allenamento e nel controllo dei giocatori.
Pur essendo un argomento molto dibattuto e che tutt’oggi divide circa la reale possibilità di controllare, attraverso test e programmi preventivi, il rischio di infortuni attraverso il miglioramento delle capacità fisiche degli atleti, la “injury prevention” rimane comunque un elemento omnipresente nei programmi di lavoro settimanali.
Oggi, in questo articolo della sezione ”News Scientifiche”, abbiamo deciso di tradurre per te l’abstract del 2018 di Ihsan et al., dal titolo What are the Physiological Mechanisms for Post-Exercise Cold Water Immersion in the Recovery from Prolonged Endurance and Intermittent Exercise?
L’allenamento intenso provoca numerose perturbazioni fisiologiche come danni muscolari, ipertermia, disidratazione e deplezione di glicogeno. Un ripristino insufficiente/intempestivo di queste alterazioni fisiologiche può determinare prestazioni non ottimali durante le sessioni di allenamento successive, mentre uno squilibrio cronico tra lo stress dell’allenamento e il recupero può portare a un eccesso di allenamento o alla sindrome da sovrallenamento.
L’uso dell’immersione in acqua fredda post-esercizio (CWI) sta guadagnando una notevole popolarità tra gli atleti per ridurre al minimo la fatica e accelerare il recupero post-esercizio. La CWI, grazie alla sua capacità primaria di diminuire la temperatura dei tessuti e il flusso sanguigno, è ritenuta in grado di facilitare il recupero migliorando l’ipertermia e le conseguenti alterazioni del sistema nervoso centrale (SNC), riducendo lo sforzo cardiovascolare, eliminando i sottoprodotti metabolici muscolari accumulati, attenuando il danno muscolare indotto dall’esercizio (EIMD) e migliorando la funzione del sistema nervoso autonomo.
Gran parte della letteratura indica che il meccanismo dominante con cui la CWI facilita il recupero a breve termine è il miglioramento dell’ipertermia e di conseguenza della fatica mediata dal SNC e la riduzione dello sforzo cardiovascolare. Al contrario, ci sono prove limitate a sostegno del fatto che la CWI potrebbe migliorare il recupero acuto facilitando la rimozione dei metaboliti muscolari.
È stato dimostrato che la CWI aumenta la riattivazione parasimpatica dopo l’esercizio. Sebbene la riattivazione parasimpatica mediata dalla CWI sembri dannosa per le prestazioni di esercizio ad alta intensità quando viene eseguita poco dopo, è stato dimostrato che è associata a un miglioramento del recupero fisiologico a lungo termine e delle prestazioni di allenamento quotidiane.
L’efficacia della CWI per attenuare gli effetti secondari dell’EIMD sembra dipendere dalla modalità di esercizio utilizzata. Ad esempio, l’applicazione della CWI sembra dimostrare benefici limitati sul recupero quando l’EIMD è stata indotta da contrazioni eccentriche monoarticolari. Al contrario, la CWI sembra più efficace nel migliorare gli effetti dell’EIMD indotta da modalità di esercizio di resistenza/intermittente prolungate su tutto il corpo.
Per leggere l’articolo complete: What are the Physiological Mechanisms for Post-Exercise Cold Water Immersion in the Recovery from Prolonged Endurance and Intermittent Exercise? (clicca qui).
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