Gli atleti sono in grado di auto-regolarsi nel riscaldamento?

Il riscaldamento è un momento importante in grado di determinare, o meno, una performance ottimale: gli atleti sono in grado di selezionare autonomamente una durata ottimale?
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La Riduzione del rischio di infortuni, e il tema del trattamento degli stessi, discussa in altri articoli sul blog e nei nostri webinar, riveste un ruolo di fondamentale importanza nell’allenamento e nel controllo dei giocatori.

Pur essendo un argomento molto dibattuto e che tutt’oggi divide circa la reale possibilità di controllare, attraverso test e programmi preventivi, il rischio di infortuni attraverso il miglioramento delle capacità fisiche degli atleti, la “injury prevention” rimane comunque un elemento omnipresente nei programmi di lavoro settimanali.

Oggi, in questo articolo della sezione ”News Scientifiche”, abbiamo deciso di tradurre per te l’abstract del 2005 di Mandengue et al., dal titolo Are athletes able to self-select their optimal warm up?

Questo studio ha voluto esaminare se gli atleti siano in grado di auto-selezionare il loro riscaldamento ottimale e proporre un approccio metodologico per indagare gli effetti del riscaldamento sulla performance.

Nove soggetti di sesso maschile sono stati sottoposti a un riscaldamento in campo libero (FWU) a un’intensità e a una durata autoselezionate durante le quali sono state monitorate la frequenza cardiaca (HR) e la temperatura rettale (Tre).

L’intensità di questo riscaldamento è stata successivamente stimata dalla frequenza cardiaca ottenuta durante un test incrementale per determinare la potenza massima (Pmax). La prestazione (tempo di ciclo fino all’esaurimento alla Pmax), la FC e la Tre, sono state poi esaminate dopo: NWU (nessun riscaldamento); RWU (riscaldamento di riferimento basato sul FWU); RWU-10 (intensità del riscaldamento diminuita del 10% rispetto al RWU); e RWU+10 (intensità del riscaldamento aumentata del 10% rispetto al RWU).

I risultati non hanno mostrato alcuna differenza significativa nell’HR (P=0,37) e nell’aumento di Tre (P=0,77) tra FWU e RWU. Il miglioramento delle prestazioni dopo le condizioni di riscaldamento ha dato RWU (56%; cioè, 5/9 soggetti) >RWU-10 (33%; cioè, 3/9) >RWU+10 (11%; cioè, 1/9) >NWU con differenze significative tra RWU e NWU (P <0.01); RWU e RWU+10 (P<0.01); RWU-10 e NWU (P<0.01).

Un’intensità di riscaldamento che va dal 54-72% Pmax, e che induce un aumento della frequenza cardiaca all’80 ± 6% HRmax, è stata vista essere ottimale.

Mentre la maggior parte degli atleti erano in grado di autodeterminare l’intensità del loro riscaldamento ottimale, per altri c’è ancora bisogno di controllo.

Per leggere l’articolo completo: Are athletes able to self-select their optimal warm up? (clicca qui). 

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