La fatica nel calcio

Il concetto di fatica è estremamente complesso e allo stesso tempo fondamentale per comprendere come programmare l'allenamento nel calcio.
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Prima di comprendere il concetto di fatica, è necessario conoscere a fondo il modello di prestazione della disciplina che stiamo analizzando. Sappiamo, ad esempio, che nel calcio i giocatori percorrono una distanza tra i 9 e 12km (Bangsboo, 1991; Mohr et. al, 2021).

Le distanze percorse ad alta, altissima intensità e sprintando sono rispettivamente di 2200-2400, 850-950 e 250-350m. il 70% del tempo totale della partita  svolto a bassa intensità, con l’utilizzo preferenziale di metabolismo aerobico.

In realtà il modello delle soglie di velocità è sorpassato, in quanto non tiene conto di accelerazioni e decelerazioni, e cambi di direzione, ma anche e soprattutto della spesa cognitiva che il giocatore ha in campo.

La fatica oggi

I cambiamenti nell’evoluzione del gioco, tra cui la riduzione dello spazio e dei tempi di gioco, l’aumento del numero di azioni e di passaggi, hanno aumentato notevolmente il carico cognitivo esperito dai giocatori in campo.

Oggi un allenamento che tenga in considerazione la lettura, la percezione del gioco è necessario per allenare l’atleta alla partita, e adattarlo alla gestione del carico complessivo di lavoro.

Uno dei compiti a maggior dispendio energetico è quello del filtro delle informazioni interne ed esterne al campo di gioco; di tutte quelle che riceve, il giocatore di “alto livello” è quello che è in grado di discriminare, organizzare, e gestire i dati a disposizione per prendere la scelta migliore in quella determinata situazione.

 

Cos’è la fatica: una definizione scientifica

La fatica è un fenomeno ad espressione meccanica regolato da un sistema omeostatico ad eziologia multifattoriale che integra fattori periferici e centrali con funzione essenzialmente protettiva.

  • Fatica centrale: l’incapacità da parte del sistema nervoso centrale di creare un’eccitazione da parte della corteccia motoria verso la giunzione neuromuscolare.
  • Fatica periferica: l’incapacità del sistema nervoso perfierico di attivare la funzione del ponte acto-miosinico

 

Fatica centrale

I processi del SN contribuiscono in maniera importante alla fatica «totale». Alcuni studi mostrano come esso sia responsabile di più del 50% della fatica derivante dall’esercizio. Diversi siti nel cervello e midollo spinale contribuiscono a questo fenomeno.

La conseguenza è la minore attivazione dei motoneuroni, ad un maggior «dispendio» per raggiungere la stessa frequenza di scarica, e quindi ad un maggior affaticamento.

La fatica centrale è la principale responsabile dei processi di overload (rispetto all’ Overreaching), ed è in gran parte determinata da uno squilibrio cronico tra i rapporti di volume-intensità di allenamento, spesso in concomitanza con una gestione dello stile di vita scorretto dell’atleta (alimentazione, sonno..).

 

Fatica periferica

La fatica periferica è un fenomeno ” a cascata“ che coinvolge diverse e numerose tappe della catena fisiologica esecutiva della contrazione muscolare).

Quando parliamo di fatica periferica, ci riferiamo principalmente alle fonti energetiche soggette ad esaurimento:

  • Atp 
  • Fosfocreatina
  • Glicogeno

E a sotto-prodotti metabolici in grado di limitare o modificare le capacità contrattili (Mg2, ADP, Pi, lattato, H+, NH3, ROS, calore..).

 

Il carico cognitivo

Ll carico cognitivo è definito come quantità totale di attività mentale imposta alla memoria di lavoro in un dato istante.

  • Carico cognitivo intrinseco 🡪 determinato dall’interazione fra la natura dei materiali da apprendere e il livello di expertise dell’atleta
  • Carico cognitivo estrinseco 🡪 associato a processi che non sono direttamente necessari per l’apprendimento e che possono essere modificati dall’intervento didattico
  • Carico cognitivo rilevante 🡪 associato a processi che sono direttamente rilevanti per l’apprendimento

Quando le scelte del modello di gioco sono in conflitto con il modo spontaneo di risolvere le situazioni di gioco, il carico cognitivo è più alto. Più aumenta l’alternanza degli spazi di gioco, in una situazione di gioco o in partita più sarà alto il carico cognitivo. Più sarà alta la velocità della palla più sarà alto il carico cognitivo.

 

 

Ambiente e cervello

Il cervello può esprimere le sue mansioni e soddisfare le proprie potenzialità perché si nutre di informazioni. L’ambiente, nel calcio, è formato da tutti gli elementi con cui entra in relazione il giocatore.

L’ambiente è dove i giocatori si muovono e comportano, ed è parte fondamentale del processo di apprendimento per favorire la comprensione di come, cos e perché si muovono o devono muoversi i calciatori. E’ necessario ricreare un ambiente coerente con lo sviluppo delle intenzioni.

Per farlo, vi devono essere rapporti ambiente/compagni/avversari in grado di sviluppare i principi di gioco, rispondere tatticamente e strategicamente agli avversari con una controproposta adeguata e programmata.

 

Il costo energetico del cervello

La neocorteccia consuma il 44% dell’energia necessaria per il metabolismo del cervello (±110g/die glucosio).

Quando si deve far fronte a processi di apprendimento questo consumo può salire di circa il 20-30%, arrivando ad un fabbisogno di circa 130g di glucosio al giorno.

Nella neocorteccia si svolgono i processi di apprendimento e memoria attraverso le esperienze dell’allenamento. L’acquisizione e il consolidamento degli schemi di risposta alle diverse situazioni di gioco (come nelle sedute ad orientamento tattico). L’elaborazione dell’informazione rapida e le scelte di gioco (abilità decisionali) sul campo dipendono dal SNC.

 

Come valutare la fatica cognitiva

Quando le scelte del modello di gioco sono in conflitto con il modo spontaneo di risolvere le situazioni di gioco, il carico cognitivo è più alto.

Più aumenta l’alternanza degli spazi di gioco, in una situazione di gioco o in partita più sarò alto il carico cognitivo.

Più sarà alta la velocita della palla più sarà alto il carico cognitivo.

 

Monitoraggio della fatica

Il monitoraggio della fatica è strutturato in tre livelli, a seconda delle decisioni e interventi da attuare. In un primo livello, ce un monitoraggio giornaliero che permette di capire come i giocatori assorbiscono i carichi di allenamento e comprendere se i processi di ripristino sono stati nella quantità e qualità necessari per garantire una assimilazione.

Si controlla: Sondaggio Wellness, Sonno, Peso Corporeo (Recupero), Idratazione, Massa Magra e Massa Grassa. Percezione del Recupero, Glicemia pre e post allenamento, Recupero capacita muscolare (DOMS – CMJ), disponibilità alla comunicazione, esprimere pensieri, idee, emozioni, ecc. In un secondo livello ce il monitoraggio a corto termine, che si incentra sulle variabili che si modificano come conseguenza dell’accumulo di carichi di allenamento e partite nell’arco di tre o quattro settimane.

In questo livello il focus è su: prestazione in gara (stabilita) , CK, stabilita psico-emotiva, disponibilità all’apprendimento. In un terzo livello troviamo il monitoraggio delle variabili che evidenziano cambiamenti nell’arco di otto a dieci settimane: ematochimica, stress ossidativo, immuno-soppressione, composizione corporea, dinamica degli infortuni.

Per approfondire la tematica, ti invitiamo ad ascoltare il webinar “La fatica: una nuova visione per il monitoraggio”

 

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