La Crioterapia nello Sport

La crioterapia è da sempre utilizzata nello sport per favorire il recupero. Negli ultimi anni si sono sviluppate tecniche innovative per velocizzare questo processo, grazie all'avvento delle nuove tecnologie.
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La crioterapia è utilizzata da molti anni in diversi ambiti, fra cui lo sport. L’obiettivo principale è quello di favorire il recupero da traumi, contusioni e contratture muscolari.

La sua azione si esplica anche a livello fisiologico, soprattutto grazie all’avvento di nuove tecnologie che ne hanno migliorato, in teoria, l’efficacia.

In questo articolo analizziamo nello specifico le varie tecniche di crioterapia, i principi, e la posizione della scienza riguardo a questa metodica, utilizzata come recupero.

La crioterapia: cos’è

 

La crioterapia, o terapia del freddo, è una tipologia di intervento che prevede l’utilizzo di ghiaccio o mezzo freddo, utilizzato in diversi ambiti, sia in quello estetico che in quello medico e sportivo (per il recupero).

Questa tecnica ha origini antiche e non era altro che l’applicazione di ghiaccio o l’immersione del corpo in acqua gelida con l’intento di alleviare contusioni, traumi, febbre..

L’applicazione del ghiaccio, per conduzione, porta ad abbassamento della temperatura dell’area di applicazione o della temperatura corporea generale.

In caso di traumi, l’effetto principale è di tipo analgesico sulla zona trattata per via dell’inibizione degli impulsi dolorosi causati dall’ipotermia locale dell’epidermide.

Sempre per quanto riguarda i traumi, la crioterapia ha la capacità di ridurre lo sviluppo di edemi, per via della vasocostrizione indotta.

In ultimo, l’azione a livello muscolare è miorilassante, in quanto le temperature basse hanno la facoltà di permettere il rilassamento della fibra muscolare. Infatti, questa ha difficoltà a rimanere contratta a basse temperature.

Può essere abbinata anche ad altre strategie, nei giorni di recupero attivo, per il calciatore, come descritto in questo articolo.

Gli effetti fisiologici della crioterapia

 

Abbiamo già accennato in realtà, anche nel Webinar sul Microciclo con Iriarte, ad alcuni degli effetti diretti della crioterapia sul nostro organismo, ma cerchiamo di comprendere perché il suo utilizzo può servire a molteplici scopi.

A livello del sistema circolatorio, la crioterapia provoca costrizione dei vasi ematici di tipo superficiale, e ciò induce vasocostrizione sistemica.

Con le temperature basse, l’effetto secondario è quello di inibizione nervosa, in quanto le fibre diminuiscono la loro capacità di trasmettere segnali: ciò come intuibile provoca riduzione del dolore.

A seguito di traumi, ma anche di contratture, si consiglia da sempre l’applicazione immediata di ghiaccio sull’area interessata.

Nella fibra muscolare infatti, la crioterapia provoca un rilassamento della fibra, che è indotta a “sciogliersi” poiché incapace di mantenere la contrazione muscolare a basse temperature.

Come sappiamo il tono muscolare, a seguito di un’applicazione prolungata, diminuisce, favorendo appunto questo fenomeno.

In linea generale, a livello sistemico e metabolico, la crioterapia provoca un rallentamento delle funzionalità fisiologiche, e questo punto sarà molto importante per approfondire gli sviluppi che questa tecnica sta avendo negli ultimi anni.

 

I tipi di crioterapia

 

La tipologia più “semplice” che possiamo riscontrare è quella della crioterapia localizzata.

Essa non è altro che l’applicazione di ghiaccio (o immersione di un area ristretta del corpo come la caviglia in acqua ghiacciata) per un determinato lasso di tempo. Ha la finalità di ridurre il dolore, diminuire il gonfiore e/o la tensione muscolare.

La crioterapia detta “generale” viene utilizzata in ambito medico ed effettuata durante interventi chirurgici delicati, in aggiunta all’anestesia totale del soggetto.

Questa è svolta per mezzo di dispositivi refrigeranti che hanno lo scopo di abbassare la temperatura del paziente sotto i 30° e favorire la riuscita dell’intervento.

La crioterapia sistemica è invece la metodica più recente e la approfondiremo nei prossimi paragrafi, vista la popolarità che sta acquisendo non solamente in ambito sportivo, ma anche estetico e medico.

 

La crioterapia sistemica

 

La terapia consiste nell’esposizione dell’intero corpo a bassissime temperature, ossia circa -115°.

Il meccanismo mediante il quale ciò viene ottenuto è l’evaporazione di azoto liquido. Questo passa allo stato gassoso all’interno di una camera o una cabina singola.

Il tempo di esposizione e l’intero processo devono essere strettamente controllati: la durata del trattamento è di circa 3 minuti.

La crioterapia si sviluppa a partire dagli anni ’80, in Oriente, ed è divenuta famosa perché utilizzata da atleti di diverse discipline sportive, per favorire il recupero muscolare e il rientro da infortuni di varia natura.

Questa terapia dovrebbe avere effetti sul sistema immunitario, con azione immuno-modulante sul centro vasomotorio dell’ipotalamo.

Il meccanismo di vasocostrizione dell’epidermide, produce vasodilatazione generalee quindi aumento dell’ossigenazione dei tessuti.

L’azione avviene anche a livello ormonale, con riduzione presunta dei mediatori chimici di infiammazione e dolore. Questi portano a riduzione di edema e fatica muscolare, favorendo quindi il recupero e la performance sportiva.

 

Gli effetti reali della crioterapia

 

Come quasi sempre accade, al di là della posizione di aziende produttrici di macchinari e innovazioni terapeutiche, l’approccio e il parere del mondo della scienza è molto più cauto nel definire “miracolosi” gli effetti delle varie tecniche di crioterapia.

Infatti, da un lato sappiamo oramai da tempo che l’applicazione del ghiaccio e la terapia locale abbiano effetti positivi sullo sviluppo di edema, il miorilassamento e il dolore.

D’altra parte sappiamo che questi effetti sono blandi, e non sono tali da prevenire nessun esito grave di traumi, contusioni, e contratture/lesioni muscolari.

Di conseguenza, l’utilizzo di ghiaccio attraverso la classica borsa, o l’immersione dell’area interessata in acqua gelida, sino all’applicazione di ghiaccio spray possano essere utilizzati come trattamento di emergenza. Però ad oggi non hanno un potere risolutivo e sono palliativi.

E per quanto riguarda la Whole Body Chryotherapy, o crioterapia sistemica?

Anche qui, la posizione non è concorde, ma analizziamo più approfonditamente il perché.

 

La crioterapia sistemica funziona?

 

Pubblicizzata dai campioni dello sport, negli ultimi anni si è assistito alla corsa all’utilizzo della WBC, e contestualmente all’apertura di diversi centri “specializzati”.

Questi offrono trattamenti anche in ambito estetico. Ma realmente, qual è la posizione ufficiale della scienza su questa nuova metodologia?

In diverse revisioni sistematiche e meta analisi in letteratura si analizzano le varie tecniche, o il solo utilizzo della WBC per favorire il recupero muscolare e sistemico, attraverso i meccanismi fisiologici presunti su cui dovrebbe agire.

In realtà però, al di là di presunti effetti placebo, non sono stati osservati benefici ulteriori alle terapie già in uso, tra cui massaggi, ghiaccio, stretching e terapia nutrizionale e del sonno.

Infatti, nessuno studio attualmente afferma con certezza che la crioterapia sistemica possa portare al miglioramento del profilo ormonale. Ciò ovviamente rispetto ai metodi già utilizzati sino ad oggi.

L’incompletezza degli studi o dei protocolli rendono comunque difficile un’interpretazione chiara dei casi in cui si sono riscontrati effetti positivi.

Una causa sono i fattori confondenti come la concomitanza di più strategie, o la suddivisione dei gruppi di lavoro e controllo inaccurate.

La crioterapia è utile?

 

Da quanto abbiamo appreso, l’utilizzo quantomeno delle tecniche innovative come la WBC non apporterebbe significativi miglioramenti nel processo di recupero degli atleti.

Per quanto riguarda la terapia con ghiaccio e i classici trattamenti di immersione in acqua fredda invece, gli effetti sono confermati dagli studi, ma sono tuttavia di natura blanda e non risolutiva.

L’effetto placebo sull’atleta rimane certamente un fattore da considerare.

 

Bibliografia

 

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